giovedì 30 aprile 2015

INCESPICARE



Incespicare, incepparsi
è necessario
per destare la lingua
dal suo torpore.
Ma la balbuzie non basta
e se anche fa meno rumore
è guasta lei pure. Così 
bisogna rassegnarsi 
a un mezzo parlare. Una volta
qualcuno parlò per intero 
e fu incomprensibile. Certo
credeva di essere l'ultimo 
parlante. Invece è accaduto
che tutti ancora parlano
e il mondo 
da allora è muto.

Eugenio Montale da Satura II

sabato 11 aprile 2015

C’è sanità e SANITA’






La foto viene da qui



Vi è mai successo di infortunarvi nel bel mezzo di una vacanza programmata fino nei particolari più irrilevanti? Una vacanza che aspettavate  da molto tempo con l’ansia di un assetato nel deserto che agogni a bere dell’acqua in  un’oasi appena intravista dopo un giorno di marcia sotto il sole?
Il peggio che possa capitarvi è proprio un infortunio che, per quanto banale, sia però in grado di mandare in frantumi il castelletto della vostra organizzazione vacanziera.
Io per me non amo i viaggi organizzati, non mi viene neanche in mente l’idea di farne uno perché ho la presunzione di sapermeli organizzare da me. Ed è vero, perché di solito i viaggi andrebbero organizzati solo a misura del singolo. Ci sono mille cose che vanno bene per tante persone ma che a me non paiono né comode né desiderabili. Ed è stato per questi motivi che ho organizzato per le mie vacanze di Pasqua una settimana da trascorrere in quella terra del Midi francese, culla della cultura e della letteratura anche italiana: la Languedoc. Terra che sa di medioevo, di castelli e trovatori, di chiese gotiche e città murate. Dove andare alla ricerca dei Paesaggi che hanno ispirato la madre di tutta la poesia occidentale agli albori delle lingue neolatine.
E’ questa la strada che mi figuravo di dovere percorrere. 
E l’ho percorsa. 
Ma non avevo previsto in quale posizione, dando per scontato quella dell’homo sapiens sapiens, cioè quella eretta.
E invece…errore! Appena toccato il suolo di Carcassonne, prima meta del mio vagabondare, non appena scesa dal treno col quale vi ero arrivata di buon mattino, ho dovuto penosamente accorgermi che il destino, il fato, il caso, chiamatelo come volete, mi aveva destinato una tipologia alternativa di percorso, quella più comoda e invidiabile, in una carrozzina per i diversamente abili. Ho potuto saggiare questa comodità dopo essere stramazzata al suolo in seguito ad un incauto passo che mi ha fatto inciampare in malo modo in una piccola depressione del marciapiede della gare.
Ma  siccome credo fermamente che ciascuno di noi abbia diverse chances in questa vita, lì, a Carcassonne, io ne ho avuta una che mai avrei pensato di potere avere: conoscere il mondo della sanità francese.
Riavutami dal colpo, ho visto materializzarsi davanti a me un poliziotto della sicurezza della ferrovia mentre telefonava ai pompiel, vale a dire all’ambulanza e al primo soccorso. Due infermieri attrezzatissimi sono arrivati subito, mi hanno fatto tutte le domande di rito alle quali ho risposto nel mio francese da B1 e, con sforzo, hanno capito cosa mi fosse successo. Mi hanno fasciato la caviglia acciaccatissima che non mi permetteva di appoggiare il piede a terra e quindi mi hanno proposto di condurmi all’ospedale. Mi sono ovviamente rifiutata, perché il mio obiettivo era quello di visitare la cittadina medioevale, non un pronto soccorso di ospedale.
Mal me ne incolse! In effetti, dopo una mattina passata arrancando faticosamente per l’acciottolato delle stradine medievali , dopo il pranzo, non sono più stata capace di rialzarmi dalla sedia.
Cosa fare? Chiamato un taxista, volo alla stazione dove , sempre il personale della sicurezza mi procura  una carrozzella, mi accompagna fin dentro al treno, telefona alla stazione di Beziérs dove avevo preso alloggio, per avvisare il personale  di prestarmi subito soccorso non appena fossi arrivata. Il dolore  acuto non mi permetteva di muovermi dal posto riservato in treno, ma non mi impedì di saggiare la mia conoscenza del francese intavolando una conversazione con un’amabile signora di Tolosa che mi distraeva in viaggio col racconto delle sue vicissitudini familiari.
Benissimo.
Arrivo a Beziérs, trovo un’altra graziosa fanciulla della sicurité che si prende cura di me, accompagnandomi sempre con una carrozzella fino al taxi che mi avrebbe condotto all’ospedale. Qui vengo subito introdotta in accettazione, nel giro di cinque minuti, controllato il mio tesserino sanitario, vengo fatta accomodare nella saletta di attesa. Non passano tre minuti che vengo introdotta da un’infermiera giovane e sorridente, con una gentilezza per me impensabile, visto che non l’ho mai sperimentata nella nostra bella terra, in sala radiologica. E lì un tecnico molto giovane ( bello) e gentilissimo, mi fa la lastra ai raggi X. L’infermiera mi riporta in sala d’aspetto dove attendo il referto. Saranno forse passati sette minuti, quando una giovane dottoressa, medico ortopedico, mi fa accomodare in ambulatorio, mi informa che  ( fortunatamente !) non si tratta di rottura ma di distorsione e…(udite, udite!) mi immobilizza la gamba con un tutore e infine mi porge due stampelle, prodigandosi per istruirmi sulla modalità d’uso. Io stavo già pensando a quanto mi sarebbe costato quel banalissimo incidente che, oltre ad avere compromesso irrimediabilmente le vacanze, mi avrebbe sottoposto ad un salasso economico inaspettato. E invece…con un sorriso meraviglioso la dottoressa mi informa che tous c’est gratuit e che potevo andare.

Le mie vacanze sono finite miseramente, ma volete mettere quale bella esperienza ho avuto la fortuna di fare?  Solo così ho potuto mettere a confrontro le due sanità, quella di casa nostra, tutta italiana verace e quella francese un po’ più sofisticata. Quale differenza?  Nessuna, vero? siamo tutti in Europa. Non pare anche a voi?