sabato 26 maggio 2018

Due Tragedie greche : Edipo a Colono ed Eracle

di Rosetta Martorana


Inizia con questo bel reportage e con le due recensioni che seguono, la collaborazione con Rosetta Martorana alla quale do il benvenuto mio e di tutti i lettori del mio blog per questa e per altre scritture di cui ci farà partecipi in queste pagine.




NOTIZIE  SUL TEATRO GRECO  DI  SIRACUSA  E  RECENSIONI  SULLE TRAGEDIE

Quest’anno ricorre il 54° festival del teatro greco di Siracusa, splendida città siciliana sulla costa ionica che è famosa per il parco archeologico della Neapolis che racchiude l’anfiteatro romano, il teatro greco e l’orecchio di Dionisio, una grotta scavata nel calcare a forma di orecchio umano.
L’Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA) a partire  dal 1914 inaugurò le annuali rappresentazioni di opere greche che, a parte le interruzioni legate alle vicende storiche come i conflitti mondiali, continuano ad oggi ad essere allestite con maestria e professionalità richiamando un pubblico internazionale che ,non solo gode dello spettacolo artistico, ma ammira le bellezze naturali e storiche di una città come Siracusa.
La prima fase di costruzione del teatro greco risale al V secolo a.C. e rifatto nel III secolo a.C. per subire delle trasformazioni in epoca romana. E’ stato documentato che la forma a semicerchio diventerà canonica alla fina del IV secolo a.C. in quanto prima aveva delle gradinate rettilinee. La forma a semicerchio era ed è a tutto vantaggio dell’acustica, di cui s’interessò il tiranno Gerone II al momento della ristrutturazione tra il 238 a.C. e il 215 a.C.
Secondo la tradizione greca l’attività teatrale era concessa a tutti i cittadini, anche ai più poveri, grazie al fondo istituzionale creato per questo tipo di attività (Theorikon). Durante la dominazione romana le attività teatrali persero d’importanza perché sostituite dagli spettacoli dei gladiatori.




Dalla fine degli anni “70” ho personalmente seguito, con la cadenza biennale e poi annuale , perché  così era organizzato il calendario delle rappresentazioni, le varie opere greche che si sono avvicendate, trasmettendo sempre delle forti sensazioni e dei profondi stati d’animo che ti trasportano nelle vicende narrate, nella psiche e nel pathos dei personaggi. Tutto questo immerso in un paesaggio naturale unico e di rara sensazione fisica e spirituale che raggiunge il suo culmine al momento del tramonto quando le luci sceniche si sostituiscono con dolcezza agli ultimi raggi solari. Chiunque dovrebbe provare l’atmosfera che vi si respira, particolarmente quando il vocio degli spettatori lascia lo spazio al silenzio che precede la recitazione.         






                                  Edipo a Colono di Sofocle



Prima di affrontare questa tragedia è necessario fare un accenno ad “ Edipo re “ che narra di un re amato dal popolo per il suo carisma, ma che nell’arco di un solo giorno conosce il suo drammatico passato che lo vede autore dell’assassinio del padre Laio e genitore di figli che sono frutto dell’ amore incestuoso con la madre Giocasta. Edipo, appresa la notizia del gravissimo atto di ybris di cui inconsapevolmente si era macchiato, si autopunisce accecandosi e lasciando la sua Tebe per andare in esilio ed espiare la colpa procuratagli dal Fato.
Edipo, cieco e mendicante, nel suo vagare, arriva nel bosco di Colono, accompagnato e guidato dalla figlia Antigone; un oracolo ha predetto che morirà a Colono. Il coro dei vecchi ateniesi in un primo momento cerca d’allontanarlo, ma mosso da pietà desiste. Ismene , l’altra figlia di Edipo, arriva ed annuncia la lotta dei fratelli Eteocle e Polinice per il dominio di Tebe. Viene rivelato l’oracolo da Ismene, in base al quale Edipo, vivo o morto, avrebbe salvato i suoi alleati; ecco perché essi avrebbero cercato il suo favore o lo avrebbero avuto in loro potere. Gli dei inviano un tuono improvviso come segno dell’imminente morte di Edipo.
La rappresentazione di “ Edipo a Colono” si svolge in una scenografia essenziale, in cui campeggia un busto maschile visto di schiena che alla fine sarà la tomba di Edipo e che vuole rappresentare l’umano che dà le spalle al presente ed il volto all’aldilà; gli attori indossano  degli abiti contemporanei per la continuità temporale del dramma della morte. L’allestimento teatrale rispetta fedelmente le caratteristiche dell’eroe, “avido di vendetta ed egoista”, vittima del Fato che lo vuole parricida e incestuoso; biasima gli dei, augura la morte fratricida ai figli Eteocle e Polinice, impreca e maledice ogni aspetto della vita. 
Si poteva correre il rischio di un “ happy ending” attraverso una “ interpretatio christiana” con esiti pacifici ed armoniosi, ma non è avvenuta nel rispetto dello stile sofocleo che alla fine conduce Antigone verso Tebe dove, tutti sappiamo, la fine che l’attende.
Il filo conduttore è la rivendicazione dell’innocenza, o meglio dell’incolpevolezza, di Edipo che è stato un “prescelto” degli dei che lo hanno condannato a vivere un ruolo altamente tragico.



                              Eracle  di Euripide

Mentre Eracle è impegnato nell’Ade a lottare contro Cerbero, il tiranno Lico gli ruba il trono di Tebe e decide di uccidere la di lui moglie (Megara), i figli ed il padre (Anfitrione). I Tebani implorano la salvezza dei condannati a morte e, quando ogni speranza sembra perduta, torna Eracle portando con sé Teseo, strappato al mondo dei morti. Eracle uccide il malvagio Lico, salvando i suoi familiari, ma la dea Era, per vendetta nei confronti di Anfitrione con cui aveva avuto una relazione, fa impazzire Eracle con l’intervento di Iris e Lissa, la quale personifica la rabbia. Eracle completamente folle uccide la moglie ed i figli salvando Anfitrione, solo per volontà di Atena. I corpi dei morti sono onorati dal padre Anfitrione e Teseo convince l’amico Eracle a purificarsi per il tramite della sopportazione della vita così piena di dolore. 
La scenografia di questa tragedia è caratterizzata da una grande parete frontale con le foto di persone defunte, mentre alla base ci sono delle tombe/lavacri con acque purificatrici dove si immergeranno Megara ed i figli prima di morire ed infine Eracle dietro suggerimento di Teseo.
Un’altra caratteristica di questa opera sofoclea sta nel continuo movimento dei corpi che culmina nel coro degli anziani tebani accompagnati ritmicamente dal suono dei tamburi  che dominano la scena dal punto di vista acustico. Il coro femminile ed i personaggi di Iris e Lissa si esprimono con una gestualità che ben esprime il pathos del momento. Le attrici, oltre alla recitazione dai toni alti e incisivi, ricorrono anche loro alla gestualità che è il “fil rouge” scenico.
Ciò che colpisce è l’interpretazione tutta al femminile (con l’eccezione del coro maschile) che ha dato un tocco particolare a tutta la rappresentazione. Infatti la regista Emma Dante, ha voluto sviluppare dell’eroe la fragilità che  lo rende paradossalmente virile in quanto fruitore di una forza interiore e non fisica e brutale. Abbandonando i panni di un semidio, Eracle è un essere umano: egli appartiene al mondo dei vivi e a quello dei morti da dove torna.
Euripide introduce la novità del posticipare la follia di Eracle alle sue “fatiche”, contrariamente a quanto avviene nella tradizione dove le prove a cui l’eroe si sottopone sono strumento di espiazione. In questo modo Eracle entra in scena come un fantasma che nella prima parte uccide il tiranno Lico, ma nella seconda parte si trasforma in una marionetta omicida manovrata da Era.