giovedì 31 dicembre 2015

La notte santa e la libertà di insegnamento

- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.

Il campanile scocca
lentamente le sei.

- Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po' di posto per me e per Giuseppe?
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe

Il campanile scocca
lentamente le sette.

- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto.

Il campanile scocca
lentamente le otto.

- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno
d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove.

Il campanile scocca
lentamente le nove.                                                        

- Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci...

Il campanile scocca
lentamente le dieci.

- Oste di Cesarea... - Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell'alta e bassa gente.

Il campanile scocca
le undici lentamente.

La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due?
- Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta!
Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue...
Maria già trascolora, divinamente affranta...

Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.

È nato!
Alleluja! Alleluja!

È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d'un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill'anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill'anni s'attese
quest'ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!
Risplende d'un astro divino
La notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.

È nato!
Alleluja! Alleluja!

Guido Gozzano-


Mi sono imbattuta per caso, girovagando sul web, in questa poesia di Guido Gozzano. E, mentre guardavo il testo, le parole e i versi  fluivano nella mia memoria insieme al ricordo gradevolissimo di me bambina seduta, insieme a tanti altri compagni, nei banchi dell'aula della quarta elementare nella scuola del mio paese. La maestra ci aveva detto di studiarla a memoria ed io, da scolara scrupolosa, la imparai per intero. La posso recitare ancora senza un tentennamento. Allora, erano gli annicinquanta, imparare poesie era un fatto didattico assolutamente naturale, come naturale era anche proporre poesie di contenuto religioso. Non solo le poesie di Gozzano ma quelle di Pascoli andavano forte in quegli anni  insieme a quelle di Carducci e di Renzo Pezzani. Anche la scuola ha le sue mode. Mi chiedo quanto impatto potrebbe oggi avere in una classe multiculturale questa stessa poesia. Il rispetto delle differenze culturali non incoraggia certo proposte come questa. Ma anche nella scuola primaria di quegli anni, gli addetti culturali del Ministero della Pubblica Istruzione, come allora si chiamava, non avevano il benché minimo dubbio sulla giustezza di tali scelte. La religione cattolica era la religione di stato e, come tale, perfettamente inserita nel panorama culturale di quegli anni. E questa poesia, come anche altri contenuti culturali, non erano oggetto neppure di discussione. Erano ritenuti perfettamente "legittimi" così come legittima era l'ora di religione la cui obbligatorietà nessuno metteva in discussione. Eppure io ricordo che nella mia classe quinta c'era una mia compagna, una ragazzina di colore. Eritrea per la precisione. Quella ragazzina imparava a memoria come tutti gli altri  questa poesia e i suoi genitori non andavano a recriminare dal direttore, come allora si chiamava il dirigente scolastico. E soprattutto non si sentivano offesi. Oggi le cose sono cambiate. E giustamente. A scuola nessuno può imporre l'obbligo di partecipare alle ore di insegnamento  della religione cattolica. Ci si può avvalere o no e questo non va a detrimento della valutazione degli apprendimenti degli studenti. Ma,  se la scelta di un testo non ha alcuna finalità di catechizzazione, mi chiedo allora se, nelle scelte didattiche cosiddette libere di oggi,  conti più il conformismo  o la libertà culturale dei docenti. 

Mi spiego meglio: una maestra o un maestro potrebbe anche oggi ritenere opportuno scegliere questa poesia di Guido Gozzano per i motivi didattici più diversi. Per esempio il contenuto di grande effetto sociale, il lessico estremamente semplice adoperato da Gozzano, il ritmo e la musicalità dei versi che facilmente si memorizzano, la possibilità di fare eseguire una parafrasi in autonomia agli scolari e tante altre efficaci esercitazioni. Sono tanti i motivi per cui una poesia o un  qualsiasi testo potrebbe essere scelto da un docente. Ora io mi chiedo: a parte il fatto che il contenuto specifico del testo in questione  sembra essere modellato   per illustrare con  precisione sociologica la condizione attuale delle centinaia di migliaia di immigrati che affollano il nostro ed altri paesi della comunità europea,  e che continuamente sono alle prese con problemi molto simili a questo di Maria e Giuseppe, raccontato nei versi di questa poesia, quale altra motivazione dovrebbe potere impedire l'utilizzo di un testo, di qualsiasi altro testo, che permetta un uso didattico finalizzato a scopi specifici ritenuti importanti da un docente? Dovremmo anche limitare tutta l'iconografia utilizzata per l'insegnamento della storia dell'arte, la gran parte della quale, specie quella relativa al medioevo, è di contenuto giudaico-cristiano? 

A meno che non si propongano contenuti che possano essere lesivi della personalità dei ragazzi, non vedo francamene come si possa impedire la libera scelta  didattica degli insegnamenti. Che senso avrebbe dunque l'articolo 33 della nostra costituzione che recita:  l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento? Questo potrebbe essere un valido spunto di riflessione. Riflettere su questo articolo della nostra costituzione, dovrebbe invogliare anche i più recalcitranti tra noi a penetrare lo spirito che ha animato i nostri padri costituenti nel momento in cui questi ultimi hanno concepito le leggi che ci governano. Mi sembra che ci sia , più in questo articolo, la garanzia del rispetto della libertà di insegnamento di qualsiasi docente sia accreditato dal ministero dell'istruzione per l’esercizio della professione, che in tutto il grande sproloquio mediatico pro o contro la scelta di questo o di quell'altro contenuto. E questo indipendentemente dal credo religioso o dalle idee politiche. Ora tutto questo gran parlare che si fa oggi circa la possibilità di offendere le sensibilità di molti o di pochi,  mi sembra quantomeno inopportuno e forse più conseguenza di conformismo ideologico che  espressione di autentica convinzione. Così come il volere ridurre a un pensiero unico, quello di matrice cattolica ( se qualcuno osasse imporlo), l'insegnamento delle discipline di studio nella scuola. Ciò che veramente importa è che gli studenti vengano dotati di strumenti culturali fin dalla scuola primaria, perchè essi possano percorrere un cammino di formazione completa che li metta nella condizione di sapere scegliere unicamente  secondo il proprio pensiero critico. E naturalmente solo la varietà dei contenuti proposti, come anche le modalità didattiche, concorrono espressamente a tale esercizio.

1 commento:

  1. Il posto rifiutato a Gesù è l'accoglienza rifiutata, il rimandare indietro a rischio della vita, sono le stupide scuse addotte per non amare gli altri.

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