mercoledì 30 aprile 2014

Il bene pubblico è anche bene privato?












Un’altra volta, qualche settimana fa, ho illustrato le condizioni in cui versa il Fu- caffè- del- parco che si trova nel quartiere di Pitz’e Serra, comune di Quartu Sant'Elena (Cagliari).
Ancora una volta però mi preme parlarne, dal momento che  quasi tutti i giorni attraverso il fu- giardino del fu- caffè- del- parco e non posso fare a meno di vedere lo stato di totale incuria a cui l’abbandono e l’indifferenza, unita alla maleducazione di certi passanti, lo hanno destinato.
Il Sindaco di Quartu ha risposto al mio primo post in cui facevo rilevare le condizioni della struttura in cui versa il fu caffè del parco, descrivendo le cause per cui il comune, proprietario della struttura, ha dovuto sottrarre l’affidamento ai gestori. E fin qui nulla da dire, se è vero che c’è in corso una gara per la vendita a privati del caffè stesso.
Ma cosa dire del  giardinetto circostante? Come  si vede dalle foto, è diventato un non-luogo, buono per abbandonare rifiuti, per lasciar circolare cartacce mai raccolte , per dar modo a persone certamente poco civili di abbandonare spazzatura sotto le siepi, in modo da nasconderla alla vista anche degli operatori ecologici. Se la struttura è ancora proprietà del comune, lo è anche l’area lasciata a verde pubblico, o no? E perché mai il parco Europa viene puntualmente ( e meritatamente) pulito e ben attrezzato e quest’area no? Perché si devono sopportare azioni di inciviltà da parte (forse) degli stessi abitanti del luogo, senza dare un segnale che ciò che è pubblico è patrimonio comune e non una terra di nessuno dove ognuno può fare, nell’indifferenza generale, anche di coloro che dovrebbero fare rispettare il bene pubblico, tutto ciò che vuole?
L’educazione di tutti non passa solo attraverso la scuola, né solo attraverso la famiglia. Dev’esserci un concorso generale, quindi anche della cosa pubblica, per migliorare in senso civile i comportamenti della popolazione di una cittadina.
Forse mi sbaglio ad avere questa visione delle cose, forse dovrei anch’io, come molti, posare indifferente il mio sguardo e passare oltre ogni volta che mi accade di attraversare questa area. Forse dovrei farmi i fatti miei. Se non fosse che questi sono fatti miei! Ritengo che lo siano prima ancora di considerare fatti miei ad esempio tenere pulita la mia casa, il mio terrazzo, contribuire a non deturpare con il mio comportamento indifferente anche il mio condominio. Credo che il rispetto della cosa pubblica sia imprescindibile dall’educazione complessiva di ciascuno di noi. Perché questa è anche la nostra identità che ci addita verso l’opinione pubblica come persone civili o incivili e che tutto sommato ci conviene anche a livello economico. Chi vorrebbe infatti abitare in un quartiere dove la spazzatura, l’incuria del verde pubblico, gli escrementi dei cani, gli schiamazzi notturni e diurni, la musica a tutti decibel provenienti da finestre aperte nella socializzazione della propria maleducazione, connotano l’identità di chi vi abita?
Quali segnali arrivano ai nostri bambini circa il modo di comportarsi in pubblico, anche se in privato ognuno di noi provvede ad una corretta educazione?
Forse comprenderemo meglio nel momento in cui, o per scelta o per necessità, dovessimo vendere o affittare la nostra casa. Allora sì che potremo renderci conto di quanto valore abbia  sapere vivere civilmente,  sapere rispettare il bene pubblico, sapere sollecitare anche le autorità che a questo sono preposte e alle quali sono demandate le azioni, perché no, anche costrittive, per tutelare ciò che è patrimonio comune.

Abbiamo proprio bisogno di sentire addosso, a livello personale, le conseguenze del nostro sguardo miope, per renderci conto che la salvaguardia del bene pubblico è anche la salvezza del nostro bene privato?

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