lunedì 22 giugno 2015

A proposito di Žižek


Riporto qui  di seguito la conversazione con la poetessa Bianca Mannu a proposito di una sua lettura dell'opera L'oggetto sublime dell'ideologia, - Ponte alle Grazie 2014  del filosofo sloveno Slavoj Žižek. Il commento all'opera si trova  anche nel suo blog  qui

A scuola da Slavoj Žižek


 Proporre al non-specialista di alcunché, quale io sono come tanti, di misurarsi con la complessità dei problemi del mondo attuale, implica indicare, come dicevamo, una necessità che è essenziale e vitale per ogni uomo: levarsi sopra la semplice, ma irrecusabile animalità.
Riconoscerci umani significa sapere e potere non appiattirci sulla condizione minima inscritta nel genoma. Data la nostra naturale indeterminazione,  occupiamo una frontiera dove l’animalità  è suscettibile di “trasustanziazione” (cfr. Žižek) a livello di “spirito” o, se si vuole, di spiritualità.
Con questo Ž. non invita a riconoscere o ad abbracciare una fede nella trascendenza o immanenza divina per ricuperare per l’animale uomo una dimensione, più che nobile, divina, quanto un suggerimento, forse, a considerare che quanto facciamo inconsciamente in risposta alla nostra natura animale, possiamo farlo meglio attivando consciamente le nostre potenzialità.
A partire dall’accoglimento - che sappiamo ambivalente - della nostra irrecusabile finitezza, sapendo che il nostro ingresso nel mondo (quello vissuto e percorso come esterno e quello vissuto come interno) è già da sempre involto e ci coinvolge nel sistema simbolico e che, per quanto si sia convinti che il mondo ci si pari contro come un Tutto Altro, abbiamo da prendere coscienza ancora che quanto vi accade e ci coinvolge esige di  divenire pensabile, ossia altro rispetto alla sua e nostra consistenza materiale, ma ad essa articolato.
  È in questo ambito ideologico, appunto, che vengono a strutturarsi, tramite i linguaggi, le nostre esperienze e i loro effetti introiettivi e proiettivi. Niente può attraversare o insediarsi in noi come immagine o pensiero, se non tramite i fantasmi/parola con cui riempire  le nostre lacune; e questi spesso si rivelano fallaci e inadeguati.
 I testi di Žižek menzionati analizzano i movimenti e le complicanze  del processo cui ho appena accennato. Il lettore comune come me ne segue con molta difficoltà le combinazioni. Esse corrispondono a logiche non meccaniche e comunque  non perspicue.  La circolarità tautologica che s’instaura al livello dell’ideologia  può comportare il totale o parziale fallimento della nostra presa sulle cose e su noi medesimi.

Certo, a questo punto dovrei desumere una definizione minima di che cosa s’intenda con la parola ideologia. Ma la difficoltà fa davvero tremare le vene e i deboli polsi filosofici. Con acerba e presuntuosa riduzione direi che ideologia è tutto il sistema di rappresentazioni, di idee, di enunciati-valore e di simboli in cui si condensa la cultura di una società in un certo tempo storico; e si potrebbe persino aggiungere che essa ne rappresenta il carattere. Ma rimanderei alla lettura di un breve saggio molto limpidoSull’Ideologia  di L. Althusser(1976), certa che Žižek non me ne vorrebbe, anzi. Il filosofo franco-algerino - benché non riesca a essere convincente, secondo Žižek, circa la descrizione del modo con  cui avverrebbe la sussunzione dell’individuo a soggetto assoggettato all'ideologia -  individua e analizza gli aspetti materiali e ingiuntivi degli apparati ideologici. Lettura molto istruttiva e accessibile, perché la sua analisi riguarda i supporti materiali e il carattere organizzato dell'ideologia.
Dovrei per un senso di trasparenza dire che cosa s'intende pertautologia. In un enunciato,ad esempio il cerchio è rotondo, il significato del secondo lemma  "rotondo" ripete ciò che è inscritto nel concetto di cerchio.
Voglio indicare rapidamente che la nozione di ideologia, pur non mostrando collegamenti evidenti con la materialità produttiva che fonda l’esistenza dei gruppi sociali, è così tanto importante che nei conflitti bellici i belligeranti, non solo mirano alla distruzione dell’economia e delle risorse materiali del rispettivo nemico, ma cercano di minare in tutti i modi la persistenza e la funzione totalizzante del suo sistema ideologico, il quale agisce da riferimento identitario e quindi da collante sociale.
Attualmente, altro esempio, nella lotta mondiale per la supremazia politico-economica, l’ideologia occidentale si contrappone a quella mediorientale e viceversa, sotto l’effetto totalizzante delle religioni e delle morali politiche. L’attacco ideologico reciproco tende a tagliare i collettori motivazionali dell’identità e dell'unità "spettrali" del gruppo avverso esponendolo alla rottura dello specchio, cioè a una sorta di morte per dissolvimento della propria immagine.

 Ma quel che risulta più difficile da capire è il come e il perché della curvatura  che questo diaframma ideologico imprime al nostro rapporto col mondo e con la natura–mondo di cui siamo composti.
Il fantasma ideologico, che dal di fuori entra dentro la coscienza individuale formandola, è precostituito e costitutivo della così detta identità personale, è ineliminabile: in altri termini ci preesiste il mondo e le strutture incorporee che ce lo introducono simbolicamente, ci preesistono i codici delle lingue, la messe dei significati e delle significazioni. 
Però mai questa complessa impalcatura prassica (guida e sollecita azioni) e simbolica è  terra di nessuno, mai neutra, essa è già da sempre occupata da qualcuno, per esempio, da un Patriarca o da un Padrone (il Grande Altro, il grande Super Io), è attraversata da tensioni e resistenze irriducibili all’uno; è tuttavia permeabile e mobile come complesso macchinico produttore di ambiguità contraddizioni, gerarchie di poteri, presieduto da una (o più) entità che enunciando ordina, obbliga,  accoglie, esclude, elabora, inventa, falsa, distorce, complica e ci costituisce come soggetti, come io assoggettati, e riproietta nel così detto mondo materiale i suoi  prodotti. Quello che noi indichiamo come mondo materiale,altro rispetto agli io, non è intanto a sua volta tetragono, ma spugnoso, padronale, prassico e occulto produttore di materiali simbolici.
In parole forse troppo semplici  il luogo dell’ideologia è quello dell’Autorità, e il luogo dove gli interessi innominabili si presentano come garanzia di giustizia, equanimità, verità, bene supremo, eccetera.

maria rosa giannalia

2 giorni fa  -  Condiviso pubblicamente
Se ho ben capito, l'analisi di Žižek è finalizzata a dimostrare come,nella comprensione e valutazione del mondo, ognuno di noi risente di  schemi mentali indotti dalla società in cui vive e nella quale agiscono gli interessi-idee dei gruppi di potere economico. Le nostre idee, dunque, solo apparentemente sarebbero idee nostre, in realtà sono veicolate dalle ideologie di tali gruppi. Questa visione totalizzante sviluppa da un altro punto di vista il concetto di Super-io freudiano. Ma allora: in che modo ogni uomo può rendersi veramente libero? Mi sembra questo l'insormontabile problema filosofico cui  non si riesce a dare risposta. E se è vero che studio e letture sviluppano la capacità di porsi criticamente di fronte all'ideologia, è pur vero che chi potrà affrancarci dal "sussumere", come tu dici, altre idee, altri modi di guardare al mondo che non siano quelle derivate dalle nostre letture? In altri termini, potremo mai essere ideologicamente liberi?
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Intanto è stato K.Marx a elaborare un primo concetto di ideologia a partire dalle tesi su Feuerbach nelle quali critica l'atteggiamento contemplativo dei filosofi e la loro ignoranza della prassi che trasforma in senso reale i rapporti economico-sociali e il modo di produrre; ed è il movimento economico sociale che muove le categorie  del pensiero e genera gli impulsi alla formazione delle idee e delle immagini che di quegli stessi rapporti si formano nelle teste degli uomini. Ma in una società di gruppi sociali ineguali, le condizioni della produzione materiale genera rapporti di potere e subalternità. La classe al potere controlla anche la produzione delle idee e del sistema educativo e logico, mediante il quale  quegli stessi rapporti di potere si eternizzano come enti assoluti, principi irrecusabili. Quindi, sì, a carico dell'individuo si consuma la massima alienazione ideologica. Ma per Marx la vera trasformazione e liberazione soggettiva avviene prima di tutto a livello della prassi sociale col mutamento dei rapporti di potere. Sarebbe questa rivoluzione materiale a innescare  sul piano dell'insopprimibile sfera ideologica il mutamento nelle idee.
Che ne è, dici, della libertà dell'io? La libertà è un processo verso la consapevolezza circa l'uso degli strumenti del pensiero facendoli collidere fra loro e con gli effetti che l'esperienza pratica genera a carico del simbolico.  La libertà dell'io è quella che forse conquista l'isterica o il nevrotico  nel processo psicanalitico: la disponibilità degli strumenti scientifici  con l'elaborazione del sintomo per mezzo del transfert  con lo psicanalista. A livello sociale, la trasformazione della politica da strumento di dominio a strumento di partecipazione. Il trasferimento della "jouissance"  dal denaro-merce-potere ad altri oggetti. Questa forse, in pochi rozzi soldoni, una porzione delle tesi di S.  Žižek

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