Risposta all'articolo di Bianca Mannu
La
confutazione dell’articolo (vedi qui ) apparso sul mio blog il 31 dicembre 2015 da parte
della scrittrice Bianca Mannu, qui sembra basarsi su un preteso mio convincimento della validità artistica della poesia di Guido Gozzano “La notte
santa” , validità che io darei per fondamentale nella motivazione della
scelta per una riflessione sulla lingua,
che un /una docente potrebbe ritenere opportuno fare eseguire ai propri
studenti. C’è ancora un altro aspetto che Bianca Mannu sottolinea nel mio articolo: se sia
legittimo da parte mia pormi il problema se ( la
scelta del testo in questione) urta o non
urta altri valori religiosi, altri valori etici, altre forme religiose (vedi qui)
Da ciò la scrittrice fa conseguire tutta una
serie di argomentazioni molto articolate che, partendo dall’assunto crociano che
l’opera d’arte, in quanto espressione
dell’intuizione estetica pura, è assolutamente libera da ogni pretesa di
condizionamento di altra natura, e come tale va considerata (ibidem), non dovrebbe giustificare la questione, di cui sopra,
che io mi sono posta di sviluppare nel mio articolo. Bianca Mannu , attraverso le argomentazioni, di carattere soprattutto etico-politico, che pone in
essere, esamina da molteplici punti di vista (sociale, economico e politico) le
scelte che i nostri governi hanno fatto
nel passato remoto ( mi riferisco ai Patti Lateranensi 11
febbraio 1929 e alla riforma Gentile responsabile della strutturazione dei
programmi ministeriali che accreditava a buon diritto la matrice cattolica
all’insegnamento nelle scuola) e nel passato recente in cui i vari testi di
riforma dei programmi ministeriali ( dal 1962 in poi) hanno dato per scontata
una linea ideologica degli stessi, basata su di un’ottica cattolica che mai è
venuta meno in senso stretto.In realtà, nella pur
apprezzabilissima disamina della questione, magistralmente condotta
nell’articolo citato da Bianca Mannu, mi pare che emerga un equivoco di fondo
per quanto riguarda la questione che mi si addebita: che senso, cioè, abbia
porsi il problema se la scelta del testo di Gozzano urti o non urti la
sensibilità religiosa di eventuali bambini di religione non cattolica e delle
loro famiglie.Il focus del mio
articolo, mi pare, essere, viceversa, quello della libertà di insegnamento e
della conseguente scelta di contenuti e testi che il docente debba potere fare in piena libertà e
autonomia, così come previsto dall’art. 33 della nostra costituzione. Quindi, al di là del
fatto che questa poesia, come
chiaramente detto nel mio articolo, faccia parte di un repertorio di
ricordi , risalente agli ultimi anni cinquanta,
anni in cui la sottoscritta frequentava le scuole elementari, ciò che ho
voluto dire è che oggi un docente che
facesse una scelta di quel tipo, avrebbe sicuramente gatte da pelare, poiché
dovrebbe vedersela con tutta la pletora dei critici politically correct che
indubbiamente avrebbero da recriminare su questa scelta, non per confutarla nel merito didattico ma sicuramente nel
merito di una presunta ideologia.Mi pare che laddove
io ho scritto:
[...] una maestra o un
maestro potrebbe anche oggi ritenere opportuno scegliere questa poesia di Guido
Gozzano per i motivi didattici più diversi: il contenuto di grande effetto
sociale, il lessico estremamente semplice adoperato da Gozzano, il ritmo e la
musicalità dei versi che facilmente si memorizzano, la possibilità di fare
eseguire una parafrasi in autonomia agli scolari e tante altre efficaci
esercitazioni. Sono tanti i motivi per cui una poesia o un qualsiasi
testo potrebbe essere scelto da un docente.
non
si parli affatto di altre motivazioni se non di quelle legate strettamente alla
didattica che, liberamente ogni docente decide di utilizzare ai fini del
conseguimento degli obiettivi che si sia prefisso per la propria classe.Pertanto,
ribadisco quanto affermato nell’articolo citato del mio blog, cioè che la scelta dei testi da utilizzare per una
didattica della lingua (in questo caso italiana) debba essere affidata
unicamente alla libertà del docente che è l’unico attore responsabile della
propria programmazione didattica della quale è chiamato a rispondere a fine
anno scolastico. E dunque la sua scelta, qualunque essa sia ( a meno che non
risulti, ripeto, palesemente offensiva della persona o del gruppo di
persone cui è rivolta), è da considerarsi
assolutamente legittima se motivata didatticamente.
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