lunedì 1 febbraio 2016

Risposta all'articolo di Bianca Mannu

La confutazione dell’articolo (vedi qui ) apparso sul mio blog il 31 dicembre 2015 da parte della scrittrice Bianca Mannu, qui sembra basarsi su un preteso mio convincimento della validità artistica della poesia di Guido Gozzano “La notte santa” , validità che io darei per fondamentale nella motivazione della scelta  per una riflessione sulla lingua, che un /una docente potrebbe ritenere opportuno fare eseguire ai propri studenti. C’è ancora un altro aspetto che Bianca Mannu sottolinea nel mio articolo: se sia legittimo da parte mia pormi il problema se ( la scelta del testo in questione) urta o non urta altri valori religiosi, altri valori etici, altre forme religiose (vedi qui)
Da ciò la scrittrice fa conseguire tutta una serie di argomentazioni molto articolate che, partendo dall’assunto crociano che l’opera d’arte, in quanto espressione dell’intuizione estetica pura, è assolutamente libera da ogni pretesa di condizionamento di altra natura, e come tale va considerata (ibidem), non dovrebbe giustificare la questione, di cui sopra, che io mi sono posta di sviluppare nel mio articolo. Bianca Mannu , attraverso le argomentazioni, di carattere soprattutto etico-politico, che pone in essere, esamina da molteplici punti di vista (sociale, economico e politico) le scelte che i nostri governi  hanno fatto nel passato remoto ( mi riferisco ai Patti Lateranensi 11 febbraio 1929 e alla riforma Gentile responsabile della strutturazione dei programmi ministeriali che accreditava a buon diritto la matrice cattolica all’insegnamento nelle scuola) e nel passato recente in cui i vari testi di riforma dei programmi ministeriali ( dal 1962 in poi) hanno dato per scontata una linea ideologica degli stessi, basata su di un’ottica cattolica che mai è venuta meno in senso stretto.In realtà, nella pur apprezzabilissima disamina della questione, magistralmente condotta nell’articolo citato da Bianca Mannu, mi pare che emerga un equivoco di fondo per quanto riguarda la questione che mi si addebita: che senso, cioè, abbia porsi il problema se la scelta del testo di Gozzano urti o non urti la sensibilità religiosa di eventuali bambini di religione non cattolica e delle loro famiglie.Il focus del mio articolo, mi pare, essere, viceversa, quello della libertà di insegnamento e della conseguente scelta di contenuti e testi che il  docente debba potere fare in piena libertà e autonomia, così come previsto dall’art. 33 della nostra costituzione. Quindi, al di là del fatto che questa poesia, come  chiaramente detto nel mio articolo, faccia parte di un repertorio di ricordi , risalente agli ultimi anni cinquanta,  anni in cui la sottoscritta frequentava le scuole elementari, ciò che ho voluto dire è che oggi un docente che facesse una scelta di quel tipo, avrebbe sicuramente gatte da pelare, poiché dovrebbe vedersela con tutta la pletora dei critici politically correct che indubbiamente avrebbero da recriminare su questa scelta, non per confutarla nel merito didattico ma sicuramente nel merito di una presunta ideologia.Mi pare che laddove io ho scritto:


 
[...] una maestra o un maestro potrebbe anche oggi ritenere opportuno scegliere questa poesia di Guido Gozzano per i motivi didattici più diversi: il contenuto di grande effetto sociale, il lessico estremamente semplice adoperato da Gozzano, il ritmo e la musicalità dei versi che facilmente si memorizzano, la possibilità di fare eseguire una parafrasi in autonomia agli scolari e tante altre efficaci esercitazioni. Sono tanti i motivi per cui una poesia o un  qualsiasi testo potrebbe essere scelto da un docente.
 


non si parli affatto di altre motivazioni se non di quelle legate strettamente alla didattica che, liberamente ogni docente decide di utilizzare ai fini del conseguimento degli obiettivi che si sia prefisso per la propria classe.Pertanto, ribadisco quanto affermato nell’articolo citato del mio blog, cioè che  la scelta dei testi da utilizzare per una didattica della lingua (in questo caso italiana) debba essere affidata unicamente alla libertà del docente che è l’unico attore responsabile della propria programmazione didattica della quale è chiamato a rispondere a fine anno scolastico. E dunque la sua scelta, qualunque essa sia ( a meno che non risulti, ripeto, palesemente offensiva della persona o del gruppo di persone  cui è rivolta), è da considerarsi assolutamente legittima se motivata didatticamente.


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