domenica 11 gennaio 2015

Recensione del libro di Bianca Mannu "I racconti di Bianca"

Recensione del libro di Bianca Mannu I racconti di Bianca- Edizione Thoth- Catanzaro, 2014 pagg.110 Euro 10,00

Questa ultima opera di Bianca Mannu, ultima in ordine di tempo,  è una raccolta di sei racconti.
Si tratta di quattro racconti in prima persona, un racconto in forma epistolare e l’ultimo, che chiude la serie, in forma di apparente oggettività tramite un narratore esterno.
Le sei donne protagoniste dei racconti scandagliano in profondità la consapevolezza delle rispettive esistenze, in situazioni diverse,  tutte legate dall'angoscia della quotidianità che incalza le loro vite. Fiela, Mimma, Lina, l'io narrante del quarto racconto, Aba, Marta, si riconducono ad un’unica donna, all’archetipo di donna che si  macchia di una gravissima  colpa difficilmente assolvibile: avere squarciato il velo che ricopre la propria vita e avere svelato ciò che ogni donna in realtà  rappresenta per sé.  Scannerizzando le proprie vite, apparentemente diverse, le sei protagoniste ricercano e trovano il nucleo essenziale del proprio esistere. E fatalmente si accorgono  di non esistere o meglio di esistere solo in quanto “che cosa” e non in quanto “chi”.  E questo preciso e nudo sentimento del proprio io, rivelando la mancanza del “ perché “ della propria condizione, le precipita in un’angoscia crudele senza alcuna possibile via di fuga. Persino nei pensieri caotici e infantili di Fiela, protagonista del primo racconto, tale angoscia risulta essere l’elemento cardine che tiene unite tutte le personalità schizofreniche della giovane protagonista.
" Un tipo col camice bianco e con una specie di fionda infilata a collana sul collo, assicura che mi chiamo Giuseppa Antonia Bisolfa, nata, mi pare, a Zerfaliu nel 1950 (ma io non mi ricordo e dunque non confermo) da una certa Antonia Palitta del luogo e da Pietro Bisolfa di lugo di Romagna, persone e luoghi che non credo di avere mai sentito nominare e di cui non ricordo neppure 
un'ombra ". 
Questo l' incipit del primo racconto che con  puntigliosità e  precisione maniacale per definire e contornare luoghi e persone, introduce il lettore nelle visioni schizoidi di Fiela che tenta di districarsi attraverso il labirinto delle  molteplici sue allucinazioni alla ricerca di un bandolo che la riconduca al senso della sua esistenza.
I racconti procedono per tesi e argomentazioni e conferiscono allo sviluppo narrativo  quasi l’andamento di dimostrazioni filosofiche atte però a non dare  risposte ma a complicare le domande esistenziali. Lo stile è quello peculiare di Bianca Mannu: una prosa aulica, raffinatissima e accurata nelle scelte lessicali. Il lettore non è adescato dall’arte della scrittrice, ma invitato alla sua tavola a gustare insieme a lei i piatti  di una raffinata e sapiente espressione letteraria.

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