di Maria Rosa Giannalia
Si
tratta di un romanzo che già dal titolo di testo rivela la situazione della
protagonista: l’arminuta, cioè la “ritornata” che tale rimarrà per tutto il
romanzo: il lettore non conoscerà il suo nome ma solo il suo ruolo dentro la
situazione narrata.
L’autrice
tratteggia il dramma di un’adolescente che, dopo essere stata adottata in modo
informale da una zia acquisita, come si usava nel passato della storia italiana, viene restituita alla
famiglia di provenienza a causa di un ripensamento cialtronesco da parte di
questa succitata madre adottiva di nome Adalgisa.
In
realtà il dramma della ragazzina costretta a passare da una vita borghese con
tutti i crismi di una buona educazione e di un’attenta cura da parte della
famiglia adottiva, ad una realtà poverissima e deprivata culturalmente ed anche
umanamente alla quale spesso la povertà
costringe, si trasforma via via in qualcos’altro che infine stupisce per le
conseguenze positive dell’amore.
Di
quale amore si tratti , l’autrice ce lo svela pian piano congiuntamente al
ritmo narrativo del suo romanzo: la giovanissima “arminuta” viene restituita ad
una realtà che, anche se mancante di tutto, possiede la forza del sentimento
più sublime dell’amore: quello disinteressato della sorellina Adriana. Grazie a
lei la protagonista riscatterà il suo ruolo di “oggetto di scambio” tra due
madri fasulle e accetterà di vivere la
sua nuova vita fatta di autenticità , alla quale appunto viene restituita.
Io
ho letto in questa chiave la “restituzione” di questa ragazzina, dapprima
sconvolta e coinvolta con danno personale da avvenimenti che non capisce, per
diventare via via capace di acquisire autonomia sentimentale.
Il
libro è costruito attraverso una scrittura che alterna espressioni dialettali e
registro colloquiale, per passare al registro medio, quando l’autrice, nei
passi descrittivi e più precisamente narrativi, riesce a rivolgersi alla
generalità dei suoi lettori.
Nel
suo insieme questo romanzo presenta tutte le caratteristiche della dignità
narrativa contemporanea senza però avere la presunzione di collocarsi nella
sfera del “letterario”.
Personalmente
l’ho trovato molto dignitoso nel mantenere ciò che promette fin dall’incipit.
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