venerdì 29 marzo 2019

Quando lo stato pensa davvero al benessere dei cittadini

   

   Come molti di noi, nell'estate del 2015 ho scelto di trascorrere le mie vacanze a Vienna. Ho incontrato moltissimi connazionali che hanno avuto la mia stessa idea. Diciamo pure che un buon ottanta per cento dei turisti in giro per la città erano, come me, italiani. 
  Le motivazioni della mia scelta erano determinate dalla mia curiosità, tutta letteraria, di ritrovare l'atmosfera di finis Austriae che così bene gli intellettuali del primo novecento hanno tratteggiato. Volevo ritrovare quell'atmosfera degli scritti di Musil, dei romanzi di Joseph Roth, visitare la cripta dei Cappuccini, andare alla ricerca del paesaggio urbano struggente  di quel mondo trascorso  ma non sopito. 

   
Insomma, come sempre faccio in questi miei viaggi per l'Europa, sono andata alla ricerca di un'atmosfera.
  Ma c'è sempre uno scarto tra l'intenzione della ricerca e il risultato, ma per alcuni versi il mio obiettivo non è andato del tutto disatteso. Quel sentimento di languida malinconia, per le strade di Vienna, c'è ancora, specie se ci si allontana dal centro battuto a tappeto dalle orde ormai inarrestabili del turismo di massa. Per esempio in alcuni quartieri a ridosso della Ringstrasse, un po' defilati ma tuttavia ancora centrali. O ancora verso le periferie urbane della Rathaus, o, meglio ancora, nella Berggasse famosa per essere stata la via in cui Freud aveva scelto di abitare e di installare il suo studio medico, in un appartamento al primo piano del numero 19,  dove condusse i suoi studi sulla psicoanalisi. O ancora a ridosso del Parkgasse dove ancora esiste la casa che Wittengenstein fece costruire per la sorella, attualmente sede di un centro culturale bulgaro.

   
   Questi sono quartieri , se vogliamo, un po' più periferici rispetto al centro, ma il rispetto per le geometrie urbane, per il decoro della città, per la vivibilità delle aree cittadine, è rigoroso ed è un preciso obiettivo che la municipalità persegue quotidianamente, sia con l'attenzione all'ambiente che alla percorribilità delle strade e, quindi, alla frequentabità delle stesse periferie da parte di tutti i cittadini, turisti compresi.
 Perché non tutti i turisti hanno gli stessi gusti: ce ne sono di quelli che , quando visitano una città, sono interessati non solo ai monumenti più importanti e famosi ( e pubblicizzati), ma anche a quelle zone che hanno un "significato culturale" alto.

  
   Lo stesso non si può dire per le nostre città italiane, peraltro bellissime, ma la cui valorizzazione si ferma esclusivamente alle zone centrali. Per cui, allontanandosi dal centro, il turista o anche chiunque visiti la città, ha la sensazione nettissima di passare dal paradiso all'inferno: spesso si ritrova strade mal asfaltate, sporche e non raggiungibili facilmente con i mezzi pubblici.
  Ora io credo che l'Italia non abbia nulla da invidiare ad altre città europee ché anzi le sue bellezze superano di gran lunga, anche solo per il numero, quelle di molte altre città europee.
   Ma se non le sappiamo valorizzare al meglio, come pretendiamo poi di competere in una delle attività economiche più significative del nostro tempo, cioè il turismo?

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