sabato 28 marzo 2015

Due poesie di Eva Lipska

Le città  
Cara signora Schubert, ci sono città che
potrebbero testimoniare contro di noi. Le abbiamo abbandonate
all’improvviso e senza motivo. Ci hanno inseguito in
autostrada indirizzi atterriti e letti d’albergo.
Ricorda le pupille dilatate di Venezia?
Manhattan offesa? L’ambiziosa Zurigo, parente
di Thomas Mann? Le città natali ce l’avevano con noi, ma
si sono comportate con orgoglio. Sapevano che saremmo tornati.
Come tutti I bambini di vecchiaia penitente.

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Il protagonista del romanzo  
Cara signora Schubert, il protagonista del mio romanzo
trascina un baule. Nel baule ci sono la madre, le sorelle, la famiglia,
la guerra, la morte. Non sono in grado di aiutarlo.
Si tira indietro quel baule per duecentocinquanta pagine.
Non si regge più in piedi. E quando finalmente esce dal romanzo
viene derubato di tutto. Perde la madre,
le sorelle, la famiglia, la guerra, la morte. In un forum su Internet
gli scrivono che gli sta bene.
Forse è un ebreo o un nano? I testimoni
affermano che taceranno su questo argomento. 

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