martedì 5 maggio 2015

Ma che ne sappiamo delle prove INVALSI?

" Bene hanno fatto le maestre a  scioperare oggi!". 
" Ma sta scherzando, signora? Io lavoro tutti i giorni  otto ore al giorno, a me tutti questi scioperi  mi danneggiano. Dove e con chi lascio la mia bambina?"
" Ma no, signora, oggi dovevano esserci le prove INVALSI, è per  questo che le maestre hanno scioperato!"
" Ma scusi, le sembra giusto che le maestre per non far fare le prove Invalsi ai bambini, non vadano a scuola ed incitino anche gli scolari a non andare?"
"Certo, signora, è giusto! I bambini non sanno fare queste prove, perchè non servono a niente! Le maestre si rifiutano a ragione a non farle fare, perché non corrispondono a tutto ciò che fanno durante la loro attività didattica di tutto l'anno!"
" Ma sta scherzando, signora? Allora perché le maestre non fanno quel tipo di lavoro lì, la mia bambina deve perdere un giorno di scuola. Questo non è giusto. Ho parlato con diverse mamme che sono pronte a portare i loro figli nelle scuole private a causa di tutti questi disservizi nella scuola pubblica,  ma io no. Io non voglio portare mia figlia nella scuola privata. E' lo stato che deve assicurare il servizio pubblico!"
" E invece io le dico, signora, che i bambini non devono essere stressati con l'addestramento alle prove Invalsi. Non se ne può più!"

Questi sono i discorsi che stamattina ho sentito personalmente fare da due mamme che commentavano lo sciopero indetto oggi nella scuola. Tali ragionamenti all'interno di un ambulatorio per la fisioterapia. Donne che per motivi di salute, si incontrano e si confrontano sui temi di attualità che le riguardano da vicino.
Che percezione ha la gente della nostra scuola? Mi sono interrogata su questo argomento. Lo spostamento del problema- sciopero contro la "buona scuola" allo sciopero contro i test dell'Invalsi: perché?
Che confusione! Quanto contano le dicerie che si sparpagliano dai corridoi scolastici agli spiazzi antistanti le scuole e da qui ai luoghi di aggregazione, per le persone che colgono qualche affermazione un po' qua e un po' là, che non leggono nulla, che non si informano con attenzione, che non sanno stare neanche cinque minuti sul problema senza distrarsi, senza lanciare sguardi al cellulare e all'ultimo messaggino arrivato?
E' veramente triste. La più grande tristezza è che nell'epoca delle informazioni veloci, ciò che arriva a destinazione sono soltanto rumors senza nessun costrutto.

Chiariamo prima un concetto: lo sciopero di oggi nella scuola non ha nulla a che vedere con le prove Invalsi. E' uno sciopero regolarmente indetto dalle organizzazioni sindacali per protestare contro la riforma del governo Renzi denominata "La buona scuola".

Una volta chiarito ciò, bisognerebbe chiedersi: ma quanti, tra tutti i docenti e tutti gli utenti della scuola, conoscono nel merito queste benedette prove INVALSi? E non solo per sentito dire? Perché la gente  si arroga il diritto di entrare nel merito di qualsiasi cosa succeda nelle scuole, senza averne la benché minima cognizione?
Di chi è la responsabilità di tutto ciò? Degli insegnanti che non spiegano ai loro alunni il come e il perché dello sciopero, il come e il perché delle prove Invalsi, o non piuttosto della scuola  come istituzione che, anziché informare bene e aprire il confronto su questi argomenti, all'interno degli organi collegiali, dove sono presente anche i genitori, lascia che  le dicerie scorrano per la loro strada e i loro rivoli, nulla apportando né all'informazione reale, né all'opportunità di costruire insieme qualcosa di diverso? Degli stessi genitori che sentono il problema solo quando lo scontano sulla propria pelle?

Perché gli insegnanti non spiegano che c'è differenza tra scioperare contro una legge di riforma della scuola ( la buona scuola appunto) che ha tanti aspetti negativi e che affossa anni di faticose conquiste in termini di didattica per gli studenti e di carriera dei docenti, e dichiararsi contrari ad un unico aspetto di carattere didattico ( i test invalsi) che , peraltro, se utilizzati per una didattica innovativa e consapevole, possono portare ad un apprendimento critico e a competenze sicure nelle due abilità di base ( lettura e comprensione del testo e matematica e risoluzione dei problemi)?.
E' veramente triste la disinformazione che, in primis,  sta alla base della formazione dei docenti e che, in secundis,  riverbera sull'utenza.
Fatto sta che , volenti o nolenti, bisogna che prendiamo atto una volta e per tutte che i nostri studenti sono in coda a quelli di molte nazioni europee ed extraeuropee, e che, in particolare, gli studenti del Sud d'Italia e delle Isole, sono gli ultimi degli ultimi. Ci sarà una ragione per tutto ciò? O dobbiamo dire sempre, parafrasando il povero Jacovitti, "sono un salame per colpa della società?

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