Un’altra
volta, qualche settimana fa, ho illustrato le condizioni in cui versa il Fu- caffè- del- parco che si trova nel
quartiere di Pitz’e Serra, comune di Quartu Sant'Elena (Cagliari).
Ancora
una volta però mi preme parlarne, dal momento che quasi tutti i giorni attraverso il fu- giardino del fu- caffè- del- parco e non posso fare a meno di vedere lo stato di
totale incuria a cui l’abbandono e l’indifferenza, unita alla maleducazione di
certi passanti, lo hanno destinato.
Il
Sindaco di Quartu ha risposto al mio primo post in cui facevo rilevare le
condizioni della struttura in cui versa il fu caffè del parco, descrivendo le
cause per cui il comune, proprietario della struttura, ha dovuto sottrarre
l’affidamento ai gestori. E fin qui nulla da dire, se è vero che c’è in corso
una gara per la vendita a privati del caffè stesso.
Ma
cosa dire del giardinetto circostante?
Come si vede dalle foto, è diventato un
non-luogo, buono per abbandonare rifiuti, per lasciar circolare cartacce mai
raccolte , per dar modo a persone certamente poco civili di abbandonare
spazzatura sotto le siepi, in modo da nasconderla alla vista anche degli
operatori ecologici. Se la struttura è ancora proprietà del comune, lo è anche
l’area lasciata a verde pubblico, o no? E perché mai il parco Europa viene
puntualmente ( e meritatamente) pulito e ben attrezzato e quest’area no? Perché
si devono sopportare azioni di inciviltà da parte (forse) degli stessi abitanti
del luogo, senza dare un segnale che ciò che è pubblico è patrimonio comune e
non una terra di nessuno dove ognuno può fare, nell’indifferenza generale,
anche di coloro che dovrebbero fare rispettare il bene pubblico, tutto ciò che
vuole?
L’educazione
di tutti non passa solo attraverso la scuola, né solo attraverso la famiglia.
Dev’esserci un concorso generale, quindi anche della cosa pubblica, per
migliorare in senso civile i comportamenti della popolazione di una cittadina.
Forse
mi sbaglio ad avere questa visione delle cose, forse dovrei anch’io, come
molti, posare indifferente il mio sguardo e passare oltre ogni volta che mi
accade di attraversare questa area. Forse dovrei
farmi i fatti miei. Se non fosse che questi sono fatti miei! Ritengo che lo siano prima ancora di considerare fatti
miei ad esempio tenere pulita la mia casa, il mio terrazzo, contribuire a non
deturpare con il mio comportamento indifferente anche il mio condominio. Credo
che il rispetto della cosa pubblica sia imprescindibile dall’educazione complessiva
di ciascuno di noi. Perché questa è anche la nostra identità che ci addita
verso l’opinione pubblica come persone civili o incivili e che tutto sommato ci
conviene anche a livello economico. Chi vorrebbe infatti abitare in un
quartiere dove la spazzatura, l’incuria del verde pubblico, gli escrementi dei
cani, gli schiamazzi notturni e diurni, la musica a tutti decibel provenienti
da finestre aperte nella socializzazione della propria maleducazione, connotano
l’identità di chi vi abita?
Quali
segnali arrivano ai nostri bambini circa il modo di comportarsi in pubblico,
anche se in privato ognuno di noi provvede ad una corretta educazione?
Forse
comprenderemo meglio nel momento in cui, o per scelta o per necessità,
dovessimo vendere o affittare la nostra casa. Allora sì che potremo renderci
conto di quanto valore abbia sapere
vivere civilmente, sapere rispettare il
bene pubblico, sapere sollecitare anche le autorità che a questo sono preposte
e alle quali sono demandate le azioni, perché no, anche costrittive, per
tutelare ciò che è patrimonio comune.
Abbiamo
proprio bisogno di sentire addosso, a livello personale, le conseguenze del
nostro sguardo miope, per renderci conto che la salvaguardia del bene pubblico
è anche la salvezza del nostro bene privato?