di Giuseppe Perricone
Superato il primo momento di
smarrimento, cominciò a pensare al da farsi.
Doveva
comprare quel fondo al più presto e diventarne proprietario a tutti gli
effetti, onde evitare ogni tipo di rivendicazione da parte di chicchessia su
eventuali futuri ritrovamenti.
Presa
questa risoluzione, si decise a chiamare i figli che lavoravano poco distante.
I ragazzi, vedendo il padre seduto per terra, il
volto di un pallore cadaverico, pensarono che si fosse sentito male. Ma Don
Gaetano, senza proferir parola, si limitò ad indicare loro con un cenno della
mano il tegame con le monete d'oro ancora sparse sul terreno accanto a lui.
Pure i picciotti ammutolirono per la sorpresa.
Il padre,
con voce strozzata per l'emozione e la tensione, raccontò loro le circostanze
del ritrovamento e, quando ebbe finito il suo racconto, intimò a tutti e
quattro i figli di non farne parola ad anima viva.
Quando
seppero della cosa, anche le donne di casa Arcoleo ebbero la stessa reazione
dei loro congiunti maschi. La gioia di Donna Agatina fu immensa anche se una
sensazione di malessere la prese nel notare la strana reazione della piccola
Adelina. Infatti, come ebbe a dire in seguito, la bambina le diede
l'impressione che le sue manifestazioni di gioia fossero dovute più al fatto di
vedere gli altri suoi familiari felici, che alla consapevolezza dell’improvvisa
ricchezza piovuta in modo così inaspettato in casa loro. Anzi la donna aveva
l’impressione che Adelina non fosse tanto sorpresa da quell'avvenimento che,
nessuno sano di mente, poteva mai sperare potesse capitargli, specialmente
gente da sempre vittima della mala sorte come erano gli Arcoleo.
Naturalmente quella notte stentarono ad addormentarsi.
Don Gaetano e la moglie non fecero altro che parlare dei progetti che ora
avrebbero potuto realizzare. Tuttavia, già quella stessa notte Donna Agatina
esternò al marito le sue perplessità sulla strana reazione della più piccola
delle figlie. Senza dirlo apertamente, dai discorsi che fece, lasciò trasparire
il suo pensiero: e se Adelina, all'insaputa di tutti, avesse avuto una qualunque
parte nel ritrovamento di tutti quei soldi? Chissà, forse quello non era stato
che un modo come un altro di recuperare la Truvatura (il cui pensiero non l'aveva mai
abbandonata), senza destare sospetti in alcuno?
Nonostante
la donna non avesse manifestato esplicitamente queste sue paure, Don Gaetano
indovinò ugualmente i suoi pensieri. Cercò di tranquillizzarla spiegandole che
certamente la felicità di Adelina era da attribuire al suo modo di reagire a
quella degli altri suoi familiari, tuttavia ciò non significava necessariamente
che la bambina sapesse già da prima quanto sarebbe accaduto quel giorno; e che,
se aveva mostrato indifferenza all'oro, era solo perché, ancora troppo piccola
per apprezzarne il valore, non poteva nemmeno immaginarne gli effetti sul loro
futuro immediato.
Donna
Agatina sembrò accettare di buon animo le spiegazioni del marito e finalmente
cercarono di dormire un poco.
L'indomani
mattina Don Gaetano raccomandò per l'ennesima volta alla moglie e ai figli di
tenere la bocca chiusa con chiunque su quanto accaduto il giorno precedente.
Esaurite queste raccomandazioni, coi quattro ragazzi si recò in campagna per
riprendere il lavoro interrotto, con la segreta speranza che potesse ancora
ripetersi quanto già accaduto il giorno prima.
Era certo
che se il tesoro da lui trovato era veramente appartenuto ai banditi non era
mera illusione sperare che altri tesori potessero essere celati nel sottosuolo
di quel terreno. Infatti, stando a quanto si diceva ancora sul conto di quella
banda, l monete, i ducati d'oro che aveva rinvenuto non dovevano essere che la
minima parte del bottino che i briganti avevano accumulato in tanti anni di
furti e rapine, finalizzate, a sentir loro, al ripristino della dinastia dei
Borboni nel Regno delle due Sicilie. Comunque quel giorno non successe niente
di straordinario, così come nei due successivi.
Il terzo
giorno, quando ormai stava per convincersi che in quel campo non avrebbe
trovato più niente, non appena ebbe iniziato a dar di zappa sul terreno, ecco
venir fuori un altro fagotto simile al primo. Questa volta ad essere avvolto
dagli stracci fu un secchio di metallo, che oltre ad essere anche questo colmo
di ducati d’oro, conteneva alcuni gioielli di pregiata fattura.
A questo
punto Don Gaetano ebbe ormai la certezza che insistendo nelle sue ricerche da
quel terreno sarebbe venuta fuori la fortuna sua e della sua famiglia.
Lasciò i
figli in campagna e tornò subito a casa. Aveva deciso di recarsi in città per
depositare quel denaro in banca.
Anche
questa volta, in casa Arcoleo le manifestazioni di gioia furono grandi.
Un'unica ombra offuscava quella gioia. Adelina, già dal giorno precedente stava
poco bene. Qualunque cosa mangiasse non riusciva a trattenerla nello stomaco
ché subito la vomitava.
Don
Gaetano per portare i soldi in banca ricorse ad un sotterfugio. Li nascose nei panàra di vimini che era solito usare
per la raccolta in campagna e li coprì con della frutta di stagione, dopo di
che prese la corriera per la città.
Quando,
verso le tre pomeridiane, ritornò, già dalla fermata della corriera notò
davanti casa sua un'insolita animazione. Vide, fermi davanti all'uscio, parlare
con alcuni vicini due dei figli che, stando alle sue raccomandazioni, a
quell'ora avrebbero dovuto trovarsi ancora in campagna.
Pensò che
qualcuno della sua famiglia doveva essersi lasciato sfuggire qualche parola
sui loro ritrovamenti. Infuriato fece quasi di corsa il tratto di strada che lo
separava da casa e stava quasi per avventarsi sui ragazzi quando vide uscire il
medico di famiglia.
Capì
allora che i suoi timori erano infondati e fu sorpreso di sentirsi sollevato.
Ma come, il medico in casa sua, segno che qualcuno doveva sentirsi male,
sicuramente Adelina, la sua prediletta, e lui si sentiva sollevato?
Questa
constatazione lo fece star male. Si sentì in colpa verso la sua bambina. Come a
voler rimediare assalì il dottore: - Che c'è, Dottore? Che ha la mia bambina? -
e mentre gli poneva queste domande lo strattonava per il bavero della giacca
come a voler scaricare sul Dottore i suoi sensi di colpa.
Il medico
si meravigliò non poco per l'agitazione Di Don Gaetano, infatti, non lo aveva
mai visto in quello stato, nonostante quella non fosse la prima volta che
Adelina aveva bisogno delle sue prestazioni mediche per via del suo fisico
macilento e della sua salute cagionevole.
Lo
tranquillizzò spiegandogli che Adelina non aveva niente di grave, era solo
debole perché digiuna da due giorni, ma che con la cura che le aveva
prescritto, una cura ricostituente, si sarebbe rimessa in sesto. Rispetto alle
altre volte aveva avuto un piccolo svenimento, ma non c'era niente di cui
preoccuparsi.
Adelina
doveva soltanto rimettersi in forze con pasti sostanziosi, anche se ciò
avrebbe comportato ai suoi familiari qualche sacrificio economico.
Ora fu la
volta di Don Gaetano di tranquillizzare il Dottore. Da ora in avanti ad
Adelina e a nessuno della sua famiglia sarebbe mancato più niente.
Ora aveva di che pagare. Poteva pagare anche il medico che fino ad allora,
conoscendo le condizioni economiche degli Arcoleo, da loro non aveva mai
preteso alcun pagamento, a parte qualche panàro
di frutta o qualche capo di selvaggina.
A
dimostrazione di quanto asseriva, chiamò il più grande dei suoi figli, Bartolo,
prese dalla tasca un rotolo di banconote, ne tirò fuori una di grosso taglio e
lo mandò con la ricetta del medico dallo speziale per le medicine; poi chiamò
Nino e con un'altra banconota uguale alla prima lo spedì a comprare quella
carne che in casa Arcoleo si vedeva a malapena soltanto nelle feste
comandate.
Quando
finalmente entrò in casa era ancora talmente scosso e preoccupato per la salute
della figlia che non notò neanche le espressioni di stupore dei vicini che gli
avevano visto estrarre dalla tasca quel grosso rotolo di banconote.
Al
capezzale di Adelina trovò la moglie che non appena si accorse di lui quasi lo
aggredì accusandolo di aver causato con la sua testardaggine il malessere della
bambina. Infatti, ormai ne era sicura, quel malessere era da attribuire alla
Truvatura. Sissignore, quelle monete e quei gioielli facevano parte della
Truvatura! E lui non poteva nascondere l'evidenza dei fatti.
La flebile
voce di Adelina bloccò sul nascere l'alterco che stava per scoppiare tra i
genitori. Infatti Don Gaetano era pronto per scagliarsi verbalmente contro la
moglie per rintuzzare quelle ingiuste e stupide accuse nei suoi confronti.
- Non
siete contenti che non siamo più poveri? - domandò la bimba. Aveva
un'espressione di beatitudine dipinta sul viso quale nessuno di loro due
ricordava di averle mai visto prima. Era evidente che la bambina era felice.
Era come se fosse appagata. Questa fu l'impressione che entrambi i genitori ne
ebbero.
Quella
sera stessa Don Gaetano si recò a trovare Mastro Gaspare Lo Monaco con
l'intenzione di comprare la casa. Pattuito il prezzo, gli lasciò la caparra e
soltanto al suo rientro mise al corrente della sua decisione il resto della
famiglia.
La moglie
non disse niente. Bartolo, invece, fece notare al padre che sarebbe stato più
opportuno comprare l'agrumeto visto che proprio lì avevano trovato la loro
ricchezza, ma l'uomo spiegò che, per quanto ne sapeva lui, nessuno nella sua
famiglia da generazioni aveva mai posseduto una casa, e lui, quando si era
sposato aveva giurato a sé stesso che avrebbe fatto di tutto perché un giorno
potesse averne una di proprietà. Poi, se avessero rinvenuto ancora altra
"roba" in quel terreno, avrebbe comprato anche quello.
Le
aspettative di Don Gaetano non vennero deluse. Infatti, i ritrovamenti
continuarono nella media di due o tre al mese, fu così che gli Arcoleo
comprarono successivamente alla casa anche il terreno in questione e un altro
adiacente.
Purtroppo,
a distanza di due o tre giorni da ognuno di quei recuperi corrispondeva un
ulteriore peggioramento della salute di Adelina.
Ormai la
piccola non si alzava più dal letto; malgrado ciò conservava la sua serenità e
anzi, era lei a confortare la madre che non si muoveva quasi mai dal suo
capezzale. Donna Agatina non poté non constatare che questa serenità, questa
espressione di beatitudine, la figlia non l'aveva mai avuta, se non dal giorno
che il marito era tornato a casa con quel primo tegame colmo di monete d'oro.
Adelina
era contenta perché ora erano ricchi o, piuttosto, perché riteneva di essere
lei stessa causa dell'improvviso benessere di cui era beneficiaria la sua
famiglia? Donna Agatina propendeva per questa seconda ipotesi. La bambina
sapeva più di quanto dava a vedere. Di questo ne era certa, così come era
certa, purtroppo che la sua bambina avrebbe pagato con la vita per quelle
ricchezze. Quello che la faceva dannare era la convinzione che la bimba sapesse
di dover pagare di persona e pareva accettare la cosa più che con
rassegnazione, quasi con gioia; magari era convinta che in questo modo, non
sarebbe più stata soltanto un peso per la sua famiglia, bensì colei che col suo
sacrificio consentiva ai propri cari di non patire più gli stenti e gli affanni
di sempre.
Ecco
perché la bimba, nonostante le insistenze della madre, non voleva sentirne di
farsi cambiare di stanza dal padre!
Anche
l'atteggiamento del marito era per Donna Agatina causa di tormento. Perché non
voleva darle retta? Cosa voleva dimostrare? Che non esistono gli Spirdi? E se anche avesse avuto ragione
lui, cosa costava cambiare di stanza la bambina? O era perché in cuor suo il
marito sospettava che questo cambiamento avrebbe irrimediabilmente compromesso
il continuo ritrovamento di quei tesori, che lui insisteva a considerare
bottino dei briganti? Come poteva pensare che quella banda, dopo lo scontro
con i Piemontesi non avesse avuto alcun superstite in grado di recuperare
tutta quella refurtiva? Possibile che Don Gaetano, si chiedeva la moglie, non
si ponesse questi interrogativi? E se invece, se li poneva, era davvero
convinto che tutto quello che stava loro capitando fosse dovuto solo a un caso
fortunato? D’altronde non era nemmeno pensabile che l'uomo fosse disposto a
sacrificare la figlia prediletta allo scopo di arricchirsi. Lei sapeva quanto
il marito l’amasse.
(continua...)
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