giovedì 18 gennaio 2018

'A truvatura- Sesta puntata



di Giuseppe Perricone



   Superato il primo momento di smarrimento, cominciò a pensare al da farsi.
   Doveva comprare quel fondo al più presto e diventarne pro­prietario a tutti gli effetti, onde evitare ogni tipo di rivendi­cazione da parte di chicchessia su eventuali futuri ritrovamenti. 
   Presa questa risoluzione, si decise a chiamare i figli che lavoravano poco distante.
I ragazzi, vedendo il padre seduto per terra, il volto di un pallore cadaverico, pensarono che si fosse sentito male. Ma Don Gaetano, senza proferir parola, si limitò ad indicare loro con un cenno della mano il tegame con le monete d'oro ancora sparse sul terreno accanto a lui. Pure i picciotti ammutolirono per la sorpresa.
   Il padre, con voce strozzata per l'emozione e la tensione, raccontò loro le circostanze del ritrova­mento e, quando ebbe finito il suo racconto, intimò a tutti e quattro i figli di non farne parola ad anima viva.
   Quando seppero della cosa, anche le donne di casa Arcoleo ebbero la stessa reazione dei loro congiunti maschi. La gioia di Donna Agatina fu immensa anche se una sensazione di males­sere la prese nel notare la strana reazione della piccola Adeli­na. Infatti, come ebbe a dire in seguito, la bambina le diede l'impressione che le sue manifestazioni di gioia fossero dovute più al fatto di vedere gli altri suoi familiari felici, che alla consapevolezza dell’improvvisa ricchezza piovuta in modo così inaspettato in casa loro. Anzi la donna aveva l’impressione che Adelina non fosse tanto sorpresa da quell'avvenimento che, nessuno sano di mente, poteva mai sperare potesse capitargli, specialmente gente da sempre vittima della mala sorte come erano gli Arcoleo.
   Naturalmente quella notte stentarono ad addormentarsi. Don Gaetano e la moglie non fecero altro che parlare dei progetti che ora avrebbero potuto realizzare. Tuttavia, già quella stessa notte Donna Agatina esternò al marito le sue perplessità sulla strana reazione della più picco­la delle figlie. Senza dirlo apertamente, dai discorsi che fece, lasciò trasparire il suo pensiero: e se Adelina, all'insaputa di tutti, avesse avuto una qualunque parte nel ritrovamento di tutti quei soldi? Chissà, forse quello non era stato che un modo come un altro di recuperare la Truvatura (il cui pensiero non l'aveva mai abbandonata), senza destare sospetti in alcuno?
   Nonostante la donna non avesse manifestato esplicitamente que­ste sue paure, Don Gaetano indovinò ugualmente i suoi pensieri. Cercò di tranquillizzarla spiegandole che certa­mente la felicità di Adelina era da attribuire al suo modo di reagire a quella degli altri suoi familiari, tuttavia ciò non significava necessariamente che la bambina sapesse già da prima quanto sarebbe accaduto quel giorno; e che, se aveva mostrato indifferenza all'oro, era solo perché, ancora troppo piccola per apprezzarne il valore, non poteva nemmeno immaginarne gli effetti sul loro futuro immediato.
   Donna Agatina sembrò accettare di buon animo le spiegazioni del marito e finalmente cercarono di dormire un poco.
   L'indomani mattina Don Gaetano raccomandò per l'ennesima volta alla moglie e ai figli di tenere la bocca chiusa con chiun­que su quanto accaduto il giorno precedente. Esaurite queste raccomandazioni, coi quattro ragazzi si recò in campagna per riprendere il lavoro interrotto, con la segreta speranza che potesse ancora ripetersi quanto già accaduto il giorno prima.
   Era certo che se il tesoro da lui trovato era veramente appartenuto ai banditi non era mera illusione sperare che altri tesori potessero essere celati nel sottosuolo di quel terreno. Infatti, stando a quanto si diceva ancora sul conto di quella banda, l monete, i ducati d'oro che aveva rinvenuto non dovevano essere che la minima parte del bottino che i brigan­ti avevano accumulato in tanti anni di furti e rapine, finaliz­zate, a sentir loro, al ripristino della dinastia dei Borboni nel Regno delle due Sicilie. Comunque quel giorno non successe niente di straordina­rio, così come nei due successivi.
   Il terzo giorno, quando ormai stava per convincersi che in quel campo non avrebbe trovato più niente, non appena ebbe ini­ziato a dar di zappa sul terreno, ecco venir fuori un altro fagotto simile al primo. Questa volta ad essere avvolto dagli stracci fu un secchio di metallo, che oltre ad essere anche questo colmo di ducati d’oro, conteneva alcuni gioielli di pregiata fat­tura.
   A questo punto Don Gaetano ebbe ormai la certezza che insistendo nelle sue ricerche da quel terreno sarebbe venuta fuori la fortuna sua e della sua famiglia.
   Lasciò i figli in campagna e tornò subito a casa. Aveva deciso di recarsi in città per depositare quel denaro in banca.
   Anche questa volta, in casa Arcoleo le manifestazioni di gioia furono grandi. Un'unica ombra offuscava quella gioia. Adelina, già dal giorno precedente stava poco bene. Qualunque cosa mangiasse non riusciva a trattenerla nello stomaco ché subito la vomitava.
   Don Gaetano per portare i soldi in banca ricorse ad un sotterfugio. Li nascose nei panàra di vimini che era solito usare per la raccolta in campagna e li coprì con della frutta di stagione, dopo di che prese la corriera per la città.
   Quando, verso le tre pomeridiane, ritornò, già dalla fermata della corriera notò davanti casa sua un'insolita animazione. Vide, fermi davanti all'uscio, parlare con alcuni vicini due dei figli che, stando alle sue raccomandazioni, a quell'ora avrebbero dovuto trovarsi ancora in campagna.
   Pensò che qualcuno della sua famiglia doveva essersi lascia­to sfuggire qualche parola sui loro ritrovamenti. Infuriato fece quasi di corsa il tratto di strada che lo separava da casa e stava quasi per avventarsi sui ragazzi quando vide uscire il medico di famiglia.
   Capì allora che i suoi timori erano infondati e fu sorpreso di sentirsi sollevato. Ma come, il medico in casa sua, segno che qualcuno doveva sentirsi male, sicuramente Adelina, la sua predi­letta, e lui si sentiva sollevato?
   Questa constatazione lo fece star male. Si sentì in colpa verso la sua bambina. Come a voler rimediare assalì il dottore: - Che c'è, Dottore? Che ha la mia bambina? - e mentre gli poneva queste domande lo strattonava per il bavero della giacca come a voler scaricare sul Dottore i suoi sensi di colpa.
   Il medico si meravigliò non poco per l'agitazione Di Don Gaetano, infatti, non lo aveva mai visto in quello stato, nono­stante quella non fosse la prima volta che Adelina aveva bisogno delle sue prestazioni mediche per via del suo fisico macilento e della sua salute cagionevole.
   Lo tranquillizzò spiegandogli che Adelina non aveva niente di grave, era solo debole perché digiuna da due giorni, ma che con la cura che le aveva prescritto, una cura ricostituente, si sarebbe rimessa in sesto. Rispetto alle altre volte aveva avuto un piccolo svenimento, ma non c'era niente di cui preoccuparsi.
   Adelina doveva soltanto rimettersi in forze con pasti sosta­nziosi, anche se ciò avrebbe comportato ai suoi familiari qualche sacrificio economico.
   Ora fu la volta di Don Gaetano di tranquillizzare il Dot­tore. Da ora in avanti ad Adelina e a nessuno della sua famiglia sarebbe mancato più niente. Ora aveva di che pagare. Poteva pagare anche il medico che fino ad allora, conoscendo le condi­zioni economiche degli Arcoleo, da loro non aveva mai preteso alcun pagamento, a parte qualche panàro di frutta o qualche capo di selvaggina.
   A dimostrazione di quanto asseriva, chiamò il più grande dei suoi figli, Bartolo, prese dalla tasca un rotolo di banconote, ne tirò fuori una di grosso taglio e lo mandò con la ricetta del medico dallo speziale per le medicine; poi chiamò Nino e con un'altra banconota uguale alla prima lo spedì a comprare quella carne che in casa Arcoleo si vedeva a malapena soltanto nelle feste comandate. 
   Quando finalmente entrò in casa era ancora talmente scosso e preoccupato per la salute della figlia che non notò neanche le espressioni di stupore dei vicini che gli avevano visto estrarre dalla tasca quel grosso rotolo di banconote.
   Al capezzale di Adelina trovò la moglie che non appena si accorse di lui quasi lo aggredì accusandolo di aver causato con la sua testardaggine il malessere della bambina. Infatti, ormai ne era sicura, quel malessere era da attribuire alla Truvatura. Sissignore, quelle monete e quei gioielli facevano parte della Truvatura! E lui non poteva nascondere l'evidenza dei fatti.
   La flebile voce di Adelina bloccò sul nascere l'alterco che stava per scoppiare tra i genitori. Infatti Don Gaetano era pronto per scagliarsi verbalmente contro la moglie per rintuzzare quelle ingiuste e stupide accuse nei suoi confronti.
   - Non siete contenti che non siamo più poveri? - domandò la bimba. Aveva un'espressione di beatitudine dipinta sul viso quale nessuno di loro due ricordava di averle mai visto prima. Era evidente che la bambina era felice. Era come se fosse appagata. Questa fu l'impressione che entrambi i genitori ne ebbero.
   Quella sera stessa Don Gaetano si recò a trovare Mastro Gaspare Lo Monaco con l'intenzione di comprare la casa. Pattuito il prezzo, gli lasciò la caparra e soltanto al suo rientro mise al corrente della sua decisione il resto della famiglia.
   La moglie non disse niente. Bartolo, invece, fece notare al padre che sarebbe stato più opportuno comprare l'agrumeto visto che proprio lì avevano trovato la loro ricchezza, ma l'uomo spiegò che, per quanto ne sapeva lui, nessuno nella sua famiglia da generazioni aveva mai posseduto una casa, e lui, quando si era sposato aveva giurato a sé stesso che avrebbe fatto di tutto perché un giorno potesse averne una di proprietà. Poi, se avessero rinvenuto ancora altra "roba" in quel terreno, avrebbe comprato anche quello.
   Le aspettative di Don Gaetano non vennero deluse. Infatti, i ritrovamenti continuarono nella media di due o tre al mese, fu così che gli Arcoleo comprarono successivamente alla casa anche il terreno in questione e un altro adiacente.
   Purtroppo, a distanza di due o tre giorni da ognuno di quei recuperi corrispondeva un ulteriore peggioramento della salute di Adelina.
   Ormai la piccola non si alzava più dal letto; malgrado ciò conservava la sua serenità e anzi, era lei a confortare la madre che non si muoveva quasi mai dal suo capezzale. Donna Agatina non poté non constatare che questa serenità, questa espressione di beatitudine, la figlia non l'aveva mai avuta, se non dal giorno che il marito era tornato a casa con quel primo tegame colmo di monete d'oro.
   Adelina era contenta perché ora erano ricchi o, piuttosto, perché riteneva di essere lei stessa causa dell'impro­vviso benessere di cui era beneficiaria la sua famiglia? Donna Agatina propendeva per questa seconda ipotesi. La bambina sapeva più di quanto dava a vedere. Di questo ne era certa, così come era certa, purtroppo che la sua bambina avrebbe pagato con la vita per quelle ricchezze. Quello che la faceva dannare era la convinzione che la bimba sapesse di dover pagare di persona e pareva accet­tare la cosa più che con rassegnazione, quasi con gioia; magari era convinta che in questo modo, non sarebbe più stata soltanto un peso per la sua famiglia, bensì colei che col suo sacrificio consentiva ai propri cari di non patire più gli stenti e gli affanni di sempre.
   Ecco perché la bimba, nonostante le insistenze della madre, non voleva sentirne di farsi cambiare di stanza dal padre!
   Anche l'atteggiamento del marito era per Donna Agatina causa di tormento. Perché non voleva darle retta? Cosa voleva dimo­strare? Che non esistono gli Spirdi? E se anche avesse avuto ragione lui, cosa costava cambiare di stanza la bambina? O era perché in cuor suo il marito sospettava che questo cambiamento avrebbe irrimediabilmente compromesso il continuo ritrovamento di quei tesori, che lui insisteva a considerare bottino dei brigan­ti? Come poteva pensare che quella banda, dopo lo scontro con i Piemontesi non avesse avuto alcun superstite in grado di recupe­rare tutta quella refurtiva? Possibile che Don Gaetano, si chiedeva la moglie, non si ponesse questi interrogativi? E se invece, se li poneva, era davvero convinto che tutto quello che stava loro capitando fosse dovuto solo a un caso fortunato? D’altronde non era nemmeno pensabile che l'uomo fosse disposto a sacrificare la figlia prediletta allo scopo di arricchirsi. Lei sapeva quanto il marito l’amasse.

(continua...)


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