martedì 19 aprile 2016

Al di là del mare: resoconto dell'incontro organizzato dal CIDI di Cagliari


Interessante e vivace l'incontro organizzato dal C.I.D.I. di Cagliari, il 15 aprile 2016 presso il liceo classico Dettori . Affluenza notevole per incontri di questo genere, di solito frequentati da un pubblico di nicchia .
Invece il 15 aprile scorso i due autori Anna Castellino e Giacomo Mameli, sollecitati dalle domande della sottoscritta, hanno tenuta alta l'attenzione del pubblico che ha partecipato con numerose domande e non solo. Infatti sono stati molteplici e diversificati i pareri espressi dal pubblico nella seconda fase destinata al dibattito; segno che la conversazione attivata è stata "sentita" anche a livello personale.
L'argomento d'altra parte era molto interessante: parlare delle donne che, senza avere al seguito né marito né famiglia, sollecitate dalla sola forza del bisogno e delle personali capacità, si sono spinte al di là del mare, è una tematica un po' insolita nella nostra cronaca e certamente degna di dibattito.  Il giornalista Giacomo Mameli ha illustrato il percorso che lo ha spinto a scrivere le storie delle zerache, termine dispregiativo col quale venivano (e vengono tuttora) indicate le collaboratrici domestiche in Sardegna. Dalla testimonianza di Carrùla, una di queste donne, il libro ha preso corpo arricchendosi successivamente della narrazione di altre ragazze sarde emigrate e ritornate, dopo molti anni, nei paesi di provenienza. Molte hanno "fatto fortuna" in continente grazie alla loro determinazione, ma a costo di grandi sacrifici personali.
Anna Castellino ha illustrato le ragioni che l'hanno spinta a narrare una storia autobiografica nella quale Cesira, sua nonna,  protagonista e affabulatrice esperta, ha attraversato buona parte del novecento vivendo  la "storia" dalla prospettiva di coloro che la subiscono e  soffrono ma non in silenzio e soprattutto non in modo inconsapevole. La lezione di Cesira è quella di una donna che, dopo avere subito una migrazione forzata in un luogo lontano e del tutto avulso dal contesto in cui lei, da bimba, viveva, è riuscita a trasformare una situazione di disagio e sofferenza iniziale in una risorsa per sé e per i suoi discendenti.
Qui di seguito qualche foto dell'evento.

In questo link altre foto del pubblico
























domenica 3 aprile 2016

Secondo incontro letterario organizzato dal CIDI di Cagliari




Il 15 Aprile 2016, alle ore 17.00, presso il liceo classico "Dettori" di Cagliari avrà luogo il secondo incontro letterario sul tema:  Al di là del mare: storie di emigrazione al femminile in Sardegna.

Ne parleremo con due autori sardi,  Anna Castellino e Giacomo Mameli, partendo dai loro rispettivi  libri:

A. Castellino -La bimba di madama fransé- Aipsa Altrestorie edizioni, Cagliari, 2015 
G.Mameli -Le ragazze sono partite- ed. CUEC, Cagliari 2015.

Qui di seguito  le biografie essenziali dei due autori e le sinossi delle opere.




Gli autori- breve nota biografica

Anna Castellino, Cagliari 1953.
Laurea in lettere, impiego al Ministero per i beni culturali presso la Soprintendenza archivistica della Sardegna.
Specializzata alla scuola di Archivistica  Paleografia e Diplomatica. Ha lavorato e ancora lavora presso gli archivi storici di tutta la Sardegna di cui conosce davvero tutto. Ha istituito l’archivio storico del Comune di Quartu Sant’Elena dove per 15 anni ha diretto la sezione didattica.
Dal 2005 ha deciso di fare “vivere” attraverso il racconto romanzato, le storie e i protagonisti delle storie che negli archivi o nelle relazioni dei convegni sono appiattiti dentro le catalogazioni, gli atti burocratici, le monografie di carattere storiografico, riservate quindi agli addetti ai lavori.
E così nascono le pubblicazioni:  In su celu siat-voci soliste per coro e fantasmiMischineddus, e altri racconti.
Nel 2015 pubblica- La bimba di madama fransé-Aipsa Altrestorie edizioni, Cagliari.

Giacomo Mameli, Perdasdefogu 1941.

Giornalista professionista, studi classici, laurea in Sociologia a Urbino, tesi sulla sociologia del lavoro e della comunicazione, diploma superiore Scuola di giornalismo diretta da Carlo Bo, tesi con il semiologo Paolo Fabbri "Quattro paesi, un'isola". Nella narrativa esordio nel 2006 con "La ghianda è una ciliegia" vincitrice del premio nazionale di Letteratura "Orsello" del Comune e della Provincia di Roma, presidente della giuria Sergio Zavoli. Direttore artistico del festival letterario "Settesere, settepiazze, sette libri" di Perdasdefogu. Nel 2015 pubblica “Le ragazze sono partite” ed. CUEC, Cagliari.

Sinossi di “La bimba di madama fransè
di A. Castellino. -Aipsa Altrestorie edizioni- Cagliari,2015

Siamo nei primi anni del novecento, in un piccolissimo paesino dell’Appennino Toscano, Marliana, nei pressi di Pistoia. Una bambina, di nome Cesira, viene salvata dalla fame e dagli stenti da uno zio, non si sa se materno o paterno, che la porta via con sé in un posto dove, a suo dire, danno ai cristiani formaggio e ricotta e dove la piccola sarebbe stata allevata e avrebbe potuto dare accudimento allo stesso zio, carbonaro stagionale.
Ester,  madre di Cesira e di altri figli, ritornata a Marliana dopo un lunghi periodi di lavoro come balia presso alcuni signori altolocati in Francia, non  mostra alcun legame affettivo verso la figlia, e verso tutta la sua stessa famiglia, ostentando atteggiamenti di sufficienza, dovuti alla frequentazione di persone raffinate, che le fruttano l’appellativo di “madame fransé” come ritorsione di dileggio al suo fare sprezzante.  Ester, quindi, acconsente di buon grado alla partenza della figlia alla volta di una terra per lei sconosciuta e lontanissima: la Sardegna.
Questo atto condizionerà per tutta la vita il rapporto tra Cesira ed Ester, sua madre,  caratterizzato dal conflitto che non arriverà mai a dissolversi, neppure alla fine della seconda guerra mondiale, quando Cesira, con  le figlie più piccole,  si recherà a Marliana per sfuggire ai pericoli della guerra .
Il romanzo si apre e si snoda attraverso il racconto di Cesira, ormai nonna,  ai nipoti, in un intreccio di piani temporali in cui si alternano le voci delle due protagoniste: quella di Cesira stessa e quella di Annittedda, nipote attenta all’affabulazione della nonna che, ormai adulta,  diventa l’io narrante della vicenda. Annittedda, cui la nonna ha affidato la memoria e il racconto della sua vita e della  “sua” storia, incrocia continuamente le sue riflessioni, i suoi ricordi, le sue considerazioni, alla vivace e appassionante descrizione affabulatoria della nonna.
La storia minima della famiglia di Cesira copre un’epoca assai lunga: dallo scoppio della prima guerra mondiale alla fine della seconda guerra e alla faticosa ricostruzione, con una focalizzazione privilegiata su ciò che avviene in Sardegna.
E’ una storia vista dalla prospettiva degli umili, raccontata attraverso gli occhi e la voce  di “sa pippìa” come viene chiamata, subito appena sbarcata in Sardegna, Cesira, che dipinge ai nipoti con tinte vivaci e briose, in un linguaggio misto tra la sua parlata d’origine, il toscano, e quella di arrivo, il sardo, un quadro d’ambiente fatto di povertà,  fin da quando, dopo una traversata sconvolgente per una bambina che non aveva mai conosciuto il mare, viene accolta dalla signora Assunta, vedova Stagi, toscana anche lei,  di Marliana, in una modestissima casa piena di scarafaggi, nei pressi di Bonaria, a Cagliari.
Tuttavia il racconto non è mai un racconto disperato. Al contrario, Cesira illumina col suo ottimismo e la sua forza tutte le vicissitudini e gli enormi sacrifici che la condizione dell’isola, in quel periodo storico, comporta, mettendo in evidenza la capacità dei nuovi parenti di dare e ricevere calore umano e bontà, anche nella lotta  per la sopravvivenza, durissima lotta, che salva solo i più forti. L’animo degli abitanti dell’isola balza con grande evidenza nel continuo aiuto reciproco -la solidarietà tra poveri- che connota tutta la vicenda della famiglia ma anche degli abitanti di quel pezzo di Cagliari che fa da corte ed eco alla famiglia stessa, intrecciando con questa le sofferenze ma anche le piccole gioie.
A questa piccola storia si giustappone la grande storia , la storia della guerra contro i tedeschi prima e della lotta partigiana poi, in uno scenario duplice, Sardegna e Appennino toscano, sedi delle lotte e delle ritorsioni dei tedeschi in fuga.
Si nota la vocazione alla storia dell’autrice Anna Castellino che sceglie, qui come negli altri suoi libri, di raccontarla per bocca dei protagonisti minori, privilegiando l’interessante, vale a dire quell’espediente che, come Manzoni ci ha insegnato, è il “trucco” che avvince il lettore e lo inchioda alla lettura del romanzo fino all’ultima pagina.


Sinossi del libro: “Le ragazze sono partite
di Giacomo Mameli –CUEC ed. – Cagliari, 2015

Intorno agli anni sessanta del novecento, da un piccolo paesino della Sardegna, indicato con il nome antico di Foghesu, oggi Perdasdefogu, molte ragazze , giovani e giovanissime, partono per il continente, spinte dalla povertà e dalla mancanza di prospettive, per andare a svolgere il lavoro di zeracche , come un tempo venivano chiamate, un po’ spregiativamente,  con un termine dall’etimo spagnolo, le collaboratrici domestiche.
La Sardegna della metà del secolo scorso, uscita fuori dalla crisi della guerra e non toccata quasi per nulla, se non tangenzialmente, dalla ricostruzione, non offre ai giovani serie prospettive di lavoro che non siano quelle tradizionali dell’agricoltura e della pastorizia, praticate con sistemi ancora ancestrali. In questo panorama soprattutto  le donne, specie le giovani, non potevano sperare in un futuro che facesse loro superare la condizione di estrema povertà e di semplice supporto familiare. In tale situazione per nessuna di loro sarebbe stato possibile affrancarsi dagli stenti di una vita marginale e subalterna. Una possibilità però veniva loro offerta  dalla pratica di un lavoro utile e dignitoso: la collaborazione domestica che, con una  giusta retribuzione, avrebbe potuto assicurare loro un sostanziale miglioramento di vita.
E’ pur vero che la pratica del servizio domestico veniva svolta da molte giovani nell’isola, specialmente nelle città più grandi , ad esempio Cagliari, ma tale lavoro era quasi sempre mal retribuito e non assicurava una seria opportunità per migliorare il proprio status sociale.

Giacomo Mameli ha raccolto, in questo libro, dalla viva voce delle protagoniste, il racconto delle loro esperienze: dalla vita ristretta al proprio gruppo familiare in un piccolo paesino nel cuore della Sardegna, le giovani ragazze affrontano un percorso che già inizialmente stravolge l’esperienza quotidiana abituale.
Dovere fare un viaggio in treno e poi per mare, con un bastimento mai visto prima, essere catapultate in una grande città come Roma o Milano, produce in tutte le ragazze uno straniamento che sconvolge i loro parametri di vita abituali. Ciononostante , così come emerge nella narrazione puntuale di Giacomo Mameli, esse sviluppano una capacità di adattamento alle nuove situazioni, e riescono declinare un lavoro, tutto sommato subalterno, in un’occasione imperdibile per acquistare indipendenza economica e sociale.
Alcune di queste ragazze assumono ruoli  presso famiglie altolocate e importanti nella società italiana del  novecento- ad esempio presso la famiglia Ciano-Mussolini dove va a prestare servizio la giovane Giovanna Maretta di Perdasdefoghu o presso la famiglia di Tullio Kezich, dove va a lavorare Delia.
La frequentazione di queste famiglie, anche attraverso il ruolo subalterno, rappresenta  una grande opportunità di conoscenza e di confronto per queste ragazze, che, però, non perdono mai di vista il legame – fortissimo- che le vincola emotivamente e sentimentalmente al paese d’origine, alla propria famiglia, ai genitori.
E così , dopo tutti gli anni, spesso più di quaranta, passati in continente, le ragazze ritornano, ormai mature signore nel loro paese d’origine, ricche e rispettate. Altre, invece, riescono ad affrancarsi totalmente anche dal lavoro iniziale, intraprendendo un percorso di evoluzione culturale e  di miglioramento sociale, con l’aiuto delle stesse famiglie che le hanno accolte e, quindi, trovano più vantaggioso  rimanere nella penisola.
La scrittura di Giacomo Mameli  è chiara e gradevolissima: la cronaca si alterna alle le voci narranti  dei dialoghi con la compattezza narrativa e il ritmo serrato del giornalista,  che non permette al lettore alcuna distrazione dal testo. Fino alla fine.