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Vi
è mai successo di infortunarvi nel bel mezzo di una vacanza programmata fino nei
particolari più irrilevanti? Una vacanza che aspettavate da molto tempo con l’ansia di un assetato nel
deserto che agogni a bere dell’acqua in
un’oasi appena intravista dopo un giorno di marcia sotto il sole?
Il
peggio che possa capitarvi è proprio un infortunio che, per quanto banale, sia
però in grado di mandare in frantumi il castelletto della vostra organizzazione
vacanziera.
Io
per me non amo i viaggi organizzati, non mi viene neanche in mente l’idea di
farne uno perché ho la presunzione di sapermeli organizzare da me. Ed è vero,
perché di solito i viaggi andrebbero organizzati solo a misura del singolo. Ci
sono mille cose che vanno bene per tante persone ma che a me non paiono né
comode né desiderabili. Ed è stato per questi motivi che ho organizzato per le mie vacanze di Pasqua una settimana da trascorrere in quella terra del Midi
francese, culla della cultura e della letteratura anche italiana: la Languedoc.
Terra che sa di medioevo, di castelli e trovatori, di chiese gotiche e città
murate. Dove andare alla ricerca dei Paesaggi che hanno ispirato la madre di
tutta la poesia occidentale agli albori delle lingue neolatine.
E’
questa la strada che mi figuravo di dovere percorrere.
E l’ho percorsa.
Ma non
avevo previsto in quale posizione, dando per scontato quella dell’homo sapiens
sapiens, cioè quella eretta.
E
invece…errore! Appena toccato il suolo di Carcassonne, prima meta del mio
vagabondare, non appena scesa dal treno col quale vi ero arrivata di buon
mattino, ho dovuto penosamente accorgermi che il destino, il fato, il caso,
chiamatelo come volete, mi aveva destinato una tipologia alternativa di
percorso, quella più comoda e invidiabile, in una carrozzina per i diversamente
abili. Ho potuto saggiare questa comodità dopo essere
stramazzata al suolo in seguito ad un incauto passo che mi ha fatto inciampare
in malo modo in una piccola depressione del marciapiede della gare.
Ma siccome credo fermamente che ciascuno di noi
abbia diverse chances in questa vita,
lì, a Carcassonne, io ne ho avuta una che mai avrei pensato di potere avere:
conoscere il mondo della sanità francese.
Riavutami
dal colpo, ho visto materializzarsi davanti a me un poliziotto della sicurezza
della ferrovia mentre telefonava ai pompiel,
vale a dire all’ambulanza e al primo soccorso. Due infermieri attrezzatissimi
sono arrivati subito, mi hanno fatto tutte le domande di rito alle quali ho
risposto nel mio francese da B1 e, con sforzo, hanno capito cosa mi fosse
successo. Mi hanno fasciato la caviglia acciaccatissima che non mi permetteva
di appoggiare il piede a terra e quindi mi hanno proposto di condurmi
all’ospedale. Mi sono ovviamente rifiutata, perché il mio obiettivo era quello
di visitare la cittadina medioevale, non un pronto soccorso di ospedale.
Mal
me ne incolse! In effetti, dopo una mattina passata arrancando faticosamente
per l’acciottolato delle stradine medievali , dopo il pranzo, non sono più
stata capace di rialzarmi dalla sedia.
Cosa
fare? Chiamato un taxista, volo alla stazione dove , sempre il personale della
sicurezza mi procura una carrozzella, mi
accompagna fin dentro al treno, telefona alla stazione di Beziérs dove avevo preso
alloggio, per avvisare il personale di prestarmi subito soccorso non
appena fossi arrivata. Il dolore acuto non mi permetteva di muovermi dal
posto riservato in treno, ma non mi impedì di saggiare la mia conoscenza del
francese intavolando una conversazione con un’amabile signora di Tolosa che mi
distraeva in viaggio col racconto delle sue vicissitudini familiari.
Benissimo.
Arrivo
a Beziérs, trovo un’altra graziosa fanciulla della sicurité che si prende cura
di me, accompagnandomi sempre con una carrozzella fino al taxi che mi avrebbe
condotto all’ospedale. Qui vengo subito introdotta in accettazione, nel giro di
cinque minuti, controllato il mio tesserino sanitario, vengo fatta accomodare
nella saletta di attesa. Non passano tre minuti che vengo introdotta da
un’infermiera giovane e sorridente, con una gentilezza per me impensabile,
visto che non l’ho mai sperimentata nella nostra bella terra, in sala
radiologica. E lì un tecnico molto giovane ( bello) e gentilissimo, mi fa la
lastra ai raggi X. L’infermiera mi riporta in sala d’aspetto dove attendo il referto. Saranno forse
passati sette minuti, quando una giovane dottoressa, medico ortopedico, mi fa
accomodare in ambulatorio, mi informa che
( fortunatamente !) non si tratta di rottura ma di distorsione e…(udite,
udite!) mi immobilizza la gamba con un tutore e infine mi porge due stampelle,
prodigandosi per istruirmi sulla modalità d’uso. Io stavo già pensando a quanto
mi sarebbe costato quel banalissimo incidente che, oltre ad avere compromesso
irrimediabilmente le vacanze, mi avrebbe sottoposto ad un salasso economico inaspettato.
E invece…con un sorriso meraviglioso la dottoressa mi informa che tous c’est gratuit e che potevo andare.
Le
mie vacanze sono finite miseramente, ma volete mettere quale bella esperienza
ho avuto la fortuna di fare? Solo così
ho potuto mettere a confrontro le due sanità, quella di casa nostra, tutta
italiana verace e quella francese un po’ più sofisticata. Quale
differenza? Nessuna, vero? siamo tutti in Europa. Non pare anche a voi?
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