Ieri mi è stata regalata una piccola piantina fiorita in previsione della festa della donna del prossimo 8 marzo, da un uomo. Un signore che non conoscevo, che mi aveva aspettato all'ingresso della biblioteca comunale di Pirri, luogo dove stava per iniziare il primo incontro del corso di scrittura programmato.
Sono stata fermata mentre , sul marciapiede, stavo per entrare nell'edificio. Il signore aspettava proprio me. Conosceva il mio nome e cognome e mi ha detto che doveva darmi qualcosa. Poi, facendosi aiutare da un suo amico, ha portato dentro l'edificio diversi pacchi e un voluminoso contenitore con una ventina di piantine colorate. " Queste sono per voi donne, per la vostra festa di domani". Ed ha accompagnato questo omaggio floreale con un foglio in cui aveva stilato , a mano, una dedica e un augurio a tutte le donne di quel corso.
Il fatto in sé, del tutto inaspettato, ha suscitato in me e nelle altre donne, forse, un piacevole imbarazzo, un certo stupore e, soprattutto, una domanda: perchè?
Ci ho pensato a lungo, ho cercato di dare una risposta razionale e motivata ad un gesto che è risultato essere assolutamente gratuito nella forma e nella sostanza. Rifletto ancora: perchè? Ma la domanda la rivolgo adesso a me stessa, al motivo del mio stupore e a quel certo imbarazzo che ho provato. Di tutte le risposte che mi sono data, di tutte le spiegazioni, forse questa è quella che spiega più cose e descrive me stessa a me: non mi aspetto nessuna forma di gratuità da nessuno. E in questa non-attesa si incardina l'interpretazione e la lettura che faccio del mondo.
E' un'abitudine solo mia? Non credo. Perchè ho letto negli altri volti lo stesso mio stupore. E allora: perchè la gratuità ha l'effetto di imbarazzarci prima ancora di farci gioire e di disporci all'accoglienza? La nostra società ci ha talmente performato ai consumi, ai modi del dare e del ricevere che non sappiamo spiegarci un gesto quando è scardinato dalla logica di questo triste contesto mercificatorio e contabilizzato?
Il gesto del dono disinteressato siamo pronti ad accoglierlo con un sorriso laddove provenga, che so, da un bambino. Ma abbiamo difficoltà ad accettarlo da un adulto per giunta sconosciuto. Pensiamo sempre che ci sia dell'altro, dietro. Di sicuro, dopo ci verrà chiesto qualcosa, qualcosa che non avremmo voluto dare ma che daremo per educazione, per piaggeria, per conformismo,
per qualsiasi altra motivazione che razionalmente andremo ad attingere dal repertorio infinito dei gesti cui la società dei consumi o della solidarietà pelosa ci costringe.
Ma pochi di noi accettano un dono senza alcuna richiesta. Puramente gratuito. Ecco, questa gratuità, forse, nel mondo in cui viviamo, assume i connotati di una forma di eversione che dovremmo imparare a praticare molto spesso.
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