1Q84 dello scrittore giapponese Murakami Aruki è un romanzo che intriga ed effettivamente inchioda alla pagina il lettore, anche il più scafato. Su di me ha avuto un effetto di coinvolgimento tale che non ho saputo smettere di leggere in modo sistematico e sequenziale fino all'ultima pagina. Questo però non vuole essere da parte mia una introduzione ad un giudizio di valore.
Andiamo con ordine: la trama è piuttosto complicata. Si narra di due giovani, Aomame e Tengo, che, nel corso di tutto il romanzo, non si incontrano mai. Anzi la narrazione procede per capitoli ben separati in cui, alternativamente, vengono narrati le azioni della protagonista femminile, Aoname e del protagonista maschile, Tengo. Neanche alla fine del romanzo ci sarà un'agnizione se non nel ricordo di entrambi.
Aomame, protagonista femminile, esercita due mestieri: il primo, alla luce del sole, come fisioterapista in una palestra di Tokio, il secondo, solitario e nascosto, come killer per un mandante solo: una rispettabile signora dell'alta borghesia giapponese.
Tengo è un editor di una casa editrice di Tokio assai importante, alle dipendenze di un editore tanto implacabile quanto determinato nel condurre a termine l'edizione di un libro molto particolare dal titolo : La crisalide d'aria opera di una ragazzina diciassettenne di nome Fukaeri.
I due procedono nelle loro azioni come due parallele che mai si incontreranno se non nel sogno.
I due giovani sono segnati dalla solitudine che non viene minimamente scalfita neppure dai rapporti sessuali occasionali, per Aomame, o, nel caso di Tengo,stabili e prolungati con una donna sposata, assurta al ruolo di amante.
A Tengo viene affidato un compito: riscrivere di sana pianta il libro La crisalide d'aria per l'incapacità della sua autrice di sapere scrivere correttamente vista la dislessia e la disgrafia che la abita.
Durante questa operazione di scrittura, Tengo si immerge in un ambiente surreale e affascinante al tempo stesso, che è l'ambiente di Fukaeri la ragazzina inquietante per la quale il protagonista sente una profonda attrazione.
Aomame invece, nel suo ruolo di efficientissima killer, con tailleur firmato e tacchi a spillo, non si distrae mai dai suoi compiti per i quali viene ben pagata e che, alla fine della narrazione, vanno a confluire esattamente nella eliminazione di uno strano uomo, mezzo santone e mezzo superuomo, intrigante soggetto-oggetto di una comunità religiosa che lo adora come una persona sacra.
Aomame è ossessionata dal ricordo di un unico ragazzo conosciuto durante l'infanzia: Tengo, di cui si è innamorata e che non riesce mai più a dimenticare. Aomame fin dall'inizio della sua avventura personale, non smette mai di essere inquieta. La sua è una inquietudine esistenziale che la divorerà fino alla fine.
Tengo, anche lui, serba perenne il ricordo di una bambina di dieci anni, appunto Aomame, unica ad avergli saputo infondere un sentimento di amore profondo. I due non si cercano per tutta la durata del romanzo e neppure si trovano: compiono le loro rispettive missioni, portando avanti la loro esistenza fino alla conclusione annunciata dall'autore a metà percorso narrativo.
Che libro è questo? Non è una storia d'amore, nè di avventura. E neppure di fantasy. Ci sono, nel corso di tutta la narrazione, delle presenze evocate, i little people, così vengono chiamati da Fukaeri certi esserini misteriosi in grado di produrre cloni perfetti di alcuni dei personaggi del libro.
L'ottica in cui si muove Murakami è spiazzante: lascia il lettore occidentale avviluppato in una narrazione in cui trovare il fulcro centrale e l'avvicendamento delle azioni è piuttosto complicato. Ci sono molte azioni che rimangono incomprensibili alla ragione narrativa: il continuo fermare l'azione per raccontare a ritroso la storia pregressa dei personaggi, per esempio.
Murakami ha una tecnica particolare nella focalizzazione dei personaggi: sembra che questi non abbiano spessore psicologico poiché l'autore non scava nel profondo, almeno non con le tecniche narrative cui siamo abituati. Però i protagonisti assumono rilievo e anima attraverso la narrazione dei fatti e delle azioni. Sembra quasi che Murakami voglia presentare queste sue creature letterarie inserendole in una realtà plausibile di cui egli cura tutti i particolari per creare la massima coerenza e verosimiglianza nei confronti di una vicenda che , viceversa, è continuamente proiettata nella distorsione della distopia che il lettore, tuttavia, può abitare razionalmente all'interno del patto narrativo.
Il linguaggio, costruito attraverso un registro linguistico medio, che non indulge mai né alle iperboli del parlato né al lirismo affabulatorio, crea ambienti apparentemente confortevoli che sanno però improvvisamente trasformarsi in spazi malefici e stranianti.
I due principali protagonisti praticano fino in fondo due percorsi differenti fino alla drammaticità del finale in cui né Tengo né Aomame raggiungeranno il loro traguardo, perché, a ben vedere, nessuno dei due ha un traguardo da raggiungere.
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