domenica 24 aprile 2022

Cinque stagioni di Abraham Yeoshua

 


 Recensione di Maria Rosa Giannalia

 


   Ad Haifa, città dello stato di Israele, nello sfondo del conflitto latente con la Palestina, in un sottofondo di guerra con alterne vicende , con odi mai sopiti, con recriminazioni dovute alle diversità di abitudini religiose e sociali, Abraham Yeoshua intesse una storia di gente comune, attraverso la vicenda del protagonista, Molcho, impiegato statale, ebreo osservante, ligio agli insegnamenti della sua religione e della sua famiglia. Questi si trova ad affrontare un periodo molto doloroso della sua vita a causa della malattia mortale della moglie, della responsabilità dell’assistenza che a questa deve, alla responsabilità che  dovrà assumersi nell’accudimento del figlio minorenne e del rapporto con gli altri due figli maggiorenni uno dei quali ancora convivente.

   Dopo la morte della moglie che si dà tutta nell’incipit del romanzo, Molcho si ritrova vedovo, ancora relativamente giovane ( ha cinquantatrè anni), alle prese con una società che lo vorrebbe sposato con una seconda moglie dopo un giusto periodo di lutto, osservante delle pratiche rispettose della tradizione nella conduzione della famiglia, ligio al rapporto con la suocera - che non ha mai mancato di assicurare la sua presenza durante la malattia della figlia, assumendosi la propria parte di responsabilità nella gestione della famiglia, nipoti compresi - e infine affettuoso e devoto figlio di una madre esigente e un po’ tirannica che vive a Gerusalemme e che  reclama le attenzioni verso la sua persona.

   Molcho è un uomo mite, vissuto sempre all’ombra della moglie che si intravede qui e là nel testo essere stata la conduttrice più ferma del ménage coniugale  con la sua determinazione teutonica, essendo di origine tedesca e informata alla cultura mitteleuropea piuttosto che a quella introspettiva e analitica tipicamente ebraica.

    Dopo il periodo prescritto per il lutto, Molcho conosce diverse donne: la prima della serie, una collega del suo stesso ufficio ma di grado superiore al suo, la seconda, la moglie di un cugino ebreo ortodosso privo di discendenza che per questo è pronto a divorziare e a “cedere “ a lui la sua stessa moglie, e infine una ragazza ebrea russa, figlia di un’amica della suocera che si rifiuta di vivere in Israele e vuole caparbiamente tornare a vivere nella Russia ex sovietica. C’è un’altra figura femminile, la più improbabile nella vita di Molcho , ma anche la più perturbante, la figlia appena adolescente di un indiano che il protagonista incontra per caso nel corso di un viaggio di lavoro cui era stato costretto dal proprio direttore  d’ufficio.

     Ognuna di queste figure rappresenta nella vita di Molcho un itinerario differente e un’occasione di conoscenza e di riflessione su di sé.

      Ricondotta a questi elementi la trama si presenta alquanto scarna ed essenziale, ma il modo con cui l’autore intreccia le vicende minimali di questi personaggi conferisce alla narrazione  ritmo e  notevole spessore letterario.

      Si può quasi dire che questo romanzo abbia un andamento emotivo più che narrativo, poiché la narrazione procede attraverso la focalizzazione dei diversi episodi che vedono Molcho impegnato nel rapporto con queste differenti donne.

      Dalla vita fatta di routine con i suoi movimenti e le sue pause che il protagonista ha condotto con la moglie , intersecata dalla presenza costante della suocera che ammira e rispetta e il cui ruolo non contesta mai all’interno della sua famiglia, Molcho passa al rapporto con la collega, donna volitiva e prescrittiva che per una fatalità di quelle imprevedibili, durante un viaggio in Germania est dove insieme si erano recati per una breve vacanza, sarà costretta  a “subire” la presenza di Molcho in veste di uomo accudente anziché di amante focoso quale lei se l’era immaginato o forse aveva sperato che fosse.

   Con Yah’ra , moglie del cugino ebreo ortodosso, Molcho ha l’opportunità di vivere un po’ di giorni insieme , quasi una prova prematrimoniale che avrebbe potuto preludere ( almeno nella mente del cugino) ad un secondo matrimonio. Questo rapporto iniziale è però confuso e intermittente: Molcho trova diverse caratteristiche sgradevoli nella donna, e, dopo averla passata al setaccio della sua analisi, capisce di non avere alcun interesse reale per lei. Il tutto mentre il marito continua a telefonare per informarsi dell’andamento della prova o , forse, perché inconsciamente legato ancora alla donna dalla quale realmente non vuole divorziare.

    Il rapporto che Molcho intesse con l’ultima delle tre donne, la più giovane, una ragazza non ancora ventenne che lui ha acconsentito, spesato di tutto, di riaccompagnare in Europa da dove la ragazza tornerà in Russia, è il più destabilizzante per il lettore: non si capisce se lui abbia acconsentito per rendere un favore alla suocera o per fare un viaggio gratuito o perché in fondo interessato anche alla compagnia della ragazza stessa. Lo stesso protagonista non lo sa, avverte dei sentimenti confusi ma non li analizza, la ragazza gli sfugge e lui disattende lo scopo di quel viaggio.

     La confusione dei sentimenti è cadenzata da una caratteristica concreta di Molcho: il suo rapporto con il denaro. Non è un uomo avido, sicuramente, ma possiede una parsimonia maniacale che tarpa ogni manifestazione di affettività e, in certo modo, lo possiede .

     Ma l’ultima figura femminile credo sia per Molcho quella maggiormente perturbante ma nello stesso tempo anche necessaria per la sua comprensione dell’universo femminile: una ragazzina dodicenne, innocente, priva quasi di caratteristiche femminili, che turba il suo equilibrio sentimentale. L’attrazione sconveniente che Molcho, uomo maturo, prova, lo costringe a fare finalmente i conti con la sua psiche e con la sua anima e a condurre una specie di autoanalisi che , infine, lo porterà alla comprensione di sé.

    La narrazione di Yeoshua che ha un ritmo lento, un registro medio, un lessico ordinario, sottolinea e quasi accompagna l’itinerario morale  del protagonista in una sorta di educazione sentimentale che quest’ultimo non è stato in grado, nonostante la maturità e l’esperienza accumulata nel corso della sua vita , di raggiungere pienamente.

       Il ritmo che l’autore sceglie per questa scrittura sembra accompagnare questa evoluzione lenta ma compiuta. Il fatto, ad esempio, di avere dato alla narrazione uno sviluppo cronologico che parte proprio dalla morte della moglie, dà la possibilità all’autore di sviluppare questo tipo di itinerario verso l’affrancamento dai condizionamenti sociali del contesto ebraico e dalla tirannia del femminile, così presente e incalzante nella vita del protagonista da renderlo totalmente succube delle scelte altrui e incapace di determinare volitivamente  il suo modo di essere.

       I flash-back sparsi nella narrazione danno la possibilità all’autore di rappresentare compiutamente anche gli altri personaggi che si connotano principalmente nella relazione con il protagonista.

      Veramente interessante l’uso del lessico quotidiano e familiare attraverso il quale Yeoshua dipinge la vita del protagonista nel contesto, che è sempre sullo sfondo e molto defilato, della realtà di Israele tra guerra continua e voglia di normalità.

 

Maria Rosa

giovedì 21 aprile 2022

CRISTIAN T. di Gianni Usai.

                                                   la foto è presa da qui


Recensione di Ornella Pani


Cristian T. è un uomo normale a tutti gli effetti: ha un lavoro sicuro, una moglie e un figlio.

Finché un giorno si sveglia in una realtà in cui lui è la stessa persona, ma la sua vita è diversa; è sposato con un'altra donna, non ha figli, e ha realizzato il sogno di diventare uno scrittore di successo.

Ma chi è il vero Cristian T. e cosa sta succedendo?

 

In questo romanzo si possono trovare diversi richiami alla cosiddetta "letteratura del doppio", perchè la domamda che pone è antica: come comporre il conflitto di ogni uomo con il proprio alter ego, con la propria ombra.

Dr.Jekyll e Dorian Gray la rinnegano, tentano di separarla da se stessi e di distruggerla, con gli esiti nefandi che conosciamo. Anche Cristian T. tenta di comporre l'antico conflitto, ma la sua risposta è diversa, per due ordini di rgioni: la prima è che il protagonista non sembra poi così sicuro di quale sia la parte migliore di sé, quella che vorrebbe salvare.

La seconda ragione è che, nel caso di Cristian T., le cose sono molto più semplici di come sembra. Ed è questa, a mio avviso, la forza del romanzo: il lettore è portato a lavorare con l'immaginazione, mentre la verità è sotto i suoi occhi.