Recensione
del libro di Bianca Mannu I racconti di Bianca- Edizione Thoth- Catanzaro, 2014
pagg.110 Euro 10,00
Questa
ultima opera di Bianca Mannu, ultima in ordine di tempo, è una raccolta di sei racconti.
Si
tratta di quattro racconti in prima persona, un racconto in forma epistolare e
l’ultimo, che chiude la serie, in forma di apparente oggettività tramite un
narratore esterno.
Le
sei donne protagoniste dei racconti scandagliano in profondità la
consapevolezza delle rispettive esistenze, in situazioni diverse, tutte legate dall'angoscia della quotidianità
che incalza le loro vite. Fiela, Mimma, Lina, l'io narrante del quarto
racconto, Aba, Marta, si riconducono ad un’unica donna, all’archetipo di donna
che si macchia di una gravissima colpa difficilmente assolvibile: avere
squarciato il velo che ricopre la propria vita e avere svelato ciò che ogni
donna in realtà rappresenta per sé.
Scannerizzando le proprie vite, apparentemente diverse, le sei
protagoniste ricercano e trovano il nucleo essenziale del proprio esistere. E
fatalmente si accorgono di non esistere o meglio di esistere solo
in quanto “che cosa” e non in quanto “chi”.
E questo preciso e nudo sentimento del proprio io, rivelando la mancanza
del “ perché “ della propria condizione, le precipita in un’angoscia crudele
senza alcuna possibile via di fuga. Persino nei pensieri caotici e infantili di Fiela, protagonista del primo racconto, tale angoscia risulta essere l’elemento cardine che tiene unite tutte le
personalità schizofreniche della giovane protagonista.
" Un tipo col camice bianco e con una specie di fionda infilata a collana sul collo, assicura che mi chiamo Giuseppa Antonia Bisolfa, nata, mi pare, a Zerfaliu nel 1950 (ma io non mi ricordo e dunque non confermo) da una certa Antonia Palitta del luogo e da Pietro Bisolfa di lugo di Romagna, persone e luoghi che non credo di avere mai sentito nominare e di cui non ricordo neppure un'ombra ".
Questo l' incipit del primo racconto che con puntigliosità e precisione maniacale per definire e contornare luoghi e persone, introduce il lettore nelle visioni schizoidi di Fiela che tenta di districarsi attraverso il labirinto delle molteplici sue allucinazioni alla ricerca di un bandolo che la riconduca al senso della sua esistenza.
I
racconti procedono per tesi e argomentazioni e conferiscono allo sviluppo narrativo quasi
l’andamento di dimostrazioni filosofiche atte però a non dare risposte ma a complicare le domande esistenziali. Lo stile è quello peculiare di Bianca Mannu:
una prosa aulica, raffinatissima e accurata nelle scelte lessicali. Il lettore
non è adescato dall’arte della scrittrice, ma invitato alla sua tavola a
gustare insieme a lei i piatti di una
raffinata e sapiente espressione letteraria.
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