domenica 26 novembre 2017
Elena Ferrante "L'amica geniale". Qualche riflessione sul testo
La foto viene da qui
Indubbiamente Elena Ferrante è una scrittrice che sa il fatto suo.
Che questo libro abbia avuto tutto il gran successo di pubblico e di critica, dalla sua prima edizione nel 2011 fino ad oggi, dopo tutte le sperimentazioni in fatto di narrativa praticate in Italia, è tanto incredibile quanto inaspettato. Credo forse per la stessa autrice.
Questa la trama: due ragazzine Lila e Lenù, appartenenti alla Napoli dei quartieri popolari, percorrono insieme la loro adolescenza, non dissimile da quella di tante altre loro coetanee del rione. Lila, figlia di uno "scarparo", è dotata di un'intelligenza fuori del comune per una ragazzina nata e vissuta in un rione proletario di Napoli, e per questo viene presa a modello di vita e di personalità dalla più fragile amica Elena, chiamata in famiglia Lenù, anche lei dotata di ottime qualità intellettuali, ma sicuramente senza la forza di carattere dell'amica. Le due ragazzine, dopo un primo percorso di studi elementari in comune, prendono strade diverse: Lila sposa un ricco ragazzotto del suo rione che le permetterà di accedere al benessere materiale, mentre Lenù, sostenuta dalla sua maestra Oliviero, continuerà a studiare sia alle scuole medie sia al ginnasio. La vicenda percorre gli anni a cavallo tra due decenni: anni cinquanta e anni sessanta del novecento. Siamo nella fase della ricostruzione economica di cui, nel rione napoletano si sentono echi molto vaghi. Non c'è stata ancora la riforma scolastica del sessantadue: Elena, la protagonista, frequenta la scuola media e studia il latino. Una scuola non riformata che presentava, allora, due percorsi differenziati -scuola media, appunto, e avviamento professionale- che si escludevano a vicenda, anticipando alla prima adolescenza la scelta del futuro percorso di studio o di lavoro.
Insomma, questo ambiente che la protagonista ci descrive è quello operaio, dove ancora però le persone hanno una propria collocazione identitaria nel bene e nel male: i comportamenti descritti, infatti, non prescindono dal sopruso della camorra infiltrata in quel tessuto sociale. E nonostante tutto, la protagonista, narratrice in prima persona, ce la fa ad affrancarsi da quel mondo cui la tengono avvinta i legami affettivi e familiari. E' lei , infatti, proprio Elena, "l'amica geniale" che dà il titolo al libro. Anche questa è una gran bella trovata strutturale, poiché, durante la lettura, tutto lascerebbe supporre il contrario, che la genialità cui allude la narrazione non sia di Lenuccia ma di Lila.
E' però la costruzione del testo che stupisce il lettore e riesce ad avvincerlo alle pagine.
Come funziona questo testo? L'autrice si è sicuramente avvalsa di tutta la tradizione letteraria delle narrazioni popolari a partire dalle antiche "fabulae milesiae"della tradizione letteraria greca, per gli intrecci delle vicende, per finire ai feulleiton della narrativa popolare ottocentesca. Il testo scorre veloce senza gli scarti temporali così praticati dalla narrativa contemporanea, senza neppure tanti dialoghi che creino un ritmo sostenuto e sincopato, così caro a molti scrittori nostrani. Semplicemente è una narrazione che ha un ritmo tranquillo dove la parte narrativa prevale sulla descrittiva e sulla dialogata, ma avvince il lettore, perché è affabulazione di Lenuccia con i suoi lettori, è il suo punto di vista.
Per questo, "l'amica geniale" è un romanzo abile, costruito a tavolino con molta cura, per un pubblico vasto e semplice che richiede solo di essere intrattenuto. E l'autrice, da scrittrice attenta ed esperta, questo dà al suo pubblico: un intrattenimento che non richieda impegno né faticosa partecipazione costruttiva né al testo né alla vicenda, un pubblico abituato a praticare più i social che la lettura dei libri.
Con un occhio attento alla scrittura e l'altro al marketing.
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