mercoledì 19 giugno 2019

CHESIL BEACH di Ian McEwan



Recensione di Gemma Pardocchi



La foto proviene da qui


Il titolo si riferisce ad una spiaggia sulla costa del Dorset sulla Manica, il cui nome deriva dall’Old English ‘ceosol’ o ‘cisel’, un misto di sabbia e  ciottoli  multicolori più o meno grandi, levigati dal mare, patrimonio dell’Unesco. Alle spalle la laguna di Fleet e più a sud l’isola di Portland. La spiaggia è quindi stretta fra la laguna e il mare e caratterizzata dal rumore prodotto dalle onde della risacca che si infrangono sui ciottoli.
La scelta del luogo dove ambientare il momento più cruciale della storia dei protagonisti, Edward e Florence,  non fu casuale, ma voluto da McEwan: il fatto che  i due si trovano come bloccati su una spiaggia instabile, con alle spalle la laguna, “rende la sensazione di dover arrivare ad una consapevolezza, passare il limite, e invece si rimane intrappolati proprio su questo confine”. La spiaggia diviene il  luogo simbolico della rivelazione della fragilità dell’identità e dello smarrimento dell’Io. Un topos che si ritrova nella letteratura inglese da Arnold a Stevenson, Joyce, Woolf, la spiaggia rappresenta uno spazio geografico di limite, problematico e instabile, dove il precario equilibrio fra terra e mare, sempre mutevole e in mutazione, simboleggia il precario equilibrio fra individuo e mondo a cui appartiene,  l’ impossibilità di controllo sul reale, o l’impossibilità di incontro reale fra elementi.

I due protagonisti del romanzo, giovani appena sposati, freschi di studi,  trascorrono la prima notte di nozze nel luglio del 1962  in un albergo sulla spiaggia di Chesil. Entrambi non hanno mai avuto esperienze sessuali, e non hanno mai affrontato l’argomento pur vivendo alle soglie di una rivoluzione culturale che cambierà veramente mentalità e comportamenti dei giovani europei. Arrivano impreparati al matrimonio e si portano dentro riserve e paure che non riusciranno a sciogliere pur amandosi e volendo fortemente trascorrere la vita insieme. Lui, Edward, vive con trepidazione e desiderio, ma con molta ansia questo momento, temendo di commettere qualche sbaglio che offenda lei e rovini così il loro rapporto, perciò è disposto ad avere tutta la pazienza necessaria. Lei, Florence, è terrorizzata dal pensiero di ciò che avverrà e prova disgusto anche per il solo contatto fisico e   ha cercato di sottrarsi durante l’anno del  loro fidanzamento ai baci di lui. Le piacerebbe avere bambini se fosse possibile averli senza rapporti, e si rende conto che forse sarebbe stato meglio parlare con Edward di questa ‘anomalia’ ma glielo impedisce la sua riservatezza e il fatto che affrontare tali argomenti era assolutamente impossibile nel loro tempo e ambiente.
Essi sono ragazzi ‘normali, ’ figli del loro tempo, anche se provengono da situazioni sociali differenti. Edward di famiglia non agiata ha tuttavia continuato gli studi fino alla laurea in Storia e vorrebbe continuare a studiare e fare il ricercatore, ma troppo preso dal desiderio di lei, capisce che deve sposarla per poterla avere e si dichiara. Per potersi sposare,  accetta un posto di lavoro dal padre di lei. Ha vissuto come un normale ragazzo della sua età un’esistenza tranquilla anche se non si è sottratto alle risse tra studenti, si considera un ‘temerario fisico’ e teme un po' questo suo carattere a volte irruento. Edward ama la musica jazz ma ammira moltissimo la sua Florence e il suo talento di violinista.
 Florence, nata  da una famiglia agiata, è timida e a volte impacciata, ma è una brava musicista e si mostra decisa a intraprendere la carriera musicale e fonda un complesso classico che dirige con  determinazione e abilità. Sembrerebbe che i due abbiano poco in comune, si conoscono solo superficialmente e anche se sono convinti di amarsi e di volere una vita insieme, non riescono veramente a comunicare. Entrambi però ambiscono a liberarsi dalla famiglia e anelano alla libertà, a scrollarsi di dosso tutte quelle regole e convenzioni che imbrigliano i giovani del loro tempo.

Il racconto della loro storia procede alternando quello della prima notte di nozze con flash back nelle loro vite, l’infanzia, la scuola, la famiglia,  le amicizie del college, episodi relativi ai primi movimenti di protesta che preludono al grande movimento della fine degli anni ’60 e primi anni ’70, in un andamento sinuoso, che mantiene viva l’attenzione del lettore e non stanca mai. L’introspezione psicologica nei personaggi è condotta in maniera profonda ma  ‘naturale,’ senza pesantezza:  scaturisce dai pensieri e dai comportamenti narrati e molto spesso percepiamo il punto di vista dell’uno o dell’altro in maniera netta.
Attraverso i loro pensieri, per esempio, e il loro desiderio di liberarsi del limite rappresentato dalle regole degli adulti, apprendiamo il divario esistente fra la mentalità degli anziani e quella dei giovani, mondo

conservatore versus mondo moderno, patriottismo e orgoglio nei primi e realismo nei giovani               che non credono più ad una Inghilterra decisiva sulle questioni mondiali.
Tutta la storia è focalizzata sul momento di transizione fra passato e futuro, tra un’educazione troppo riservata, avvolta nel silenzio, che non affrontava temi legati  alla vita sessuale, e l’esigenza di  un’educazione basata sulla conoscenza ed esperienza, sulla libertà, che sarebbe stata la bandiera delle proteste giovanili  che avrebbero dato il via a un cambiamento epocale.                    
Florence in un certo senso rappresenta il contrasto e il punto di passaggio dell’Inghilterra dal puritanesimo dell’epoca vittoriana, limitante e repressivo in campo sessuale e la nuova era di liberazione sessuale della fine degli anni ’60: un ‘dramma’ che lei  non riesce ad affrontare. Sembra quasi che l’autore voglia dirci che nonostante questa apertura dei costumi e la libertà conquistata, non sarebbe stato facile scrollarsi di dosso i tabù e le paure radicate nell’intimo dall’educazione puritana.
Florence è una personalità complessa, incarna la dicotomia fra passato e futuro, desiderio e aspirazione ad una vita amorosa appagata e felice e il desiderio di rimanere padroni di se stessi, di affermarsi e di soddisfare il proprio Io. Florence però non riesce a conciliare le due cose, sente che  la sua integrità, indipendenza e libertà  sono  minacciate dal rapporto sessuale che lei considera una sorta di prevaricazione dell’uomo sulla donna. Il personaggio è come sdoppiato: da un lato è innamorata di Edward e vuole veramente condividere la vita con lui;  vuole compiacere il marito,  come si conviene ad una sposa, durante l’approccio della prima notte; dall’altra tutto il suo essere si ribella e prova solo disgusto. Non riesce a confidarsi in lui, a parlargli della sua paura, del suo problema.
D’altronde i due sposi  non hanno mai affrontato argomenti riguardanti il loro rapporto, chiusi nel silenzio e nella  riservatezza per paura di offendere l’altro, di ferirlo, di allontanarlo. Un’incomunicabilità di fondo che unita a ingenuità e inesperienza, li porterà al fallimento della prima notte di nozze ed al fallimento del loro matrimonio. Sarebbe bastata una parola, più fiducia nell’altro, più esperienza da parte di Edward nel condurre l’approccio sessuale, più carezze, più tempo.

Il finale, a mio avviso bellissimo, nonostante la conclusione non felice, è un’analisi profonda e sottile dei sentimenti e dei comportamenti umani: lui è prima invaso dalla rabbia dopo la fuga di lei dalla camera nuziale, poi cerca di far rivivere l’amore che sente in lui svanito, richiamando alla mente i bei e consolatori ricordi dei momenti di intesa e felicità; ma alla confessione di lei di non avere avuto il coraggio di rivelargli la sua avversione per il rapporto fisico, si infuria ancora di più per la totale mancanza di fiducia senza la quale non esiste matrimonio, ma ancora di più si sente profondamente offeso e deluso dalla proposta di lei di avere altre donne ma  di continuare la loro vita matrimoniale.

Una bella storia, condotta in modo magistrale dal punto di vista stilistico, un’analisi psicologica profonda e raffinata, un piano simbolico ricco di immagini e suoni come il rumore fragoroso delle onde di risacca sulla spiaggia di ciottoli, che fa da contrappunto al crescendo dei sentimenti: fallimento, rabbia, delusione,  amarezza in un movimento senza fine; e di contrasto al silenzio che avvolge gli sposi durante la cena di nozze. La spiaggia su cui si consuma il dramma dei due sposi stretta fra il mare e la laguna rappresenta il limite del loro rapporto, l’incapacità e quindi l’impossibilità di superare la fisicità come problema e andare incontro con  libertà alla complessità e pienezza del rapporto amoroso; mentre la precarietà dell’incontro tra l’acqua e la sabbia, rappresenta l’incomunicabilità e quindi  l’impossibilità di un incontro reale  fra i due.
Un tema centrale del libro mi pare l’Amore in diverse sfumature: il rapporto fra la coppia Edward-Florence sollecita delle domande. Cosa vuol dire amare? Essere ‘innamorati’? E‘ ciò che Ed prova per Flo? o ciò che  Flo prova per Ed? piacere di stare assieme? essere innamorati vuol dire annullarsi l’uno nell’altra? Si può amare senza ‘donarsi’ sessualmente? Ci può essere amore senza confidenza, senza fiducia? Vivere nella paura di ferire l’altro, di causare la rottura di un equilibrio sottile, è amore? ma se l’equilibrio è sottile è vero amore?

Gemma Pardocchi

Nessun commento:

Posta un commento