martedì 17 dicembre 2013

Quando i negozi diventano musei. Storia di un pellegrinaggio natalizio

Volentieri pubblico questo report sugli acquisti natalizi pervenutomi da una mia amica.


Quando i negozi diventano musei. Storia di un pellegrinaggio natalizio


Si approssimano le feste. E così, con mio marito ci dedichiamo alla paziente ricerca di un nuovo albero di Natale e battiamo a tappeto i centri commerciali della zona. Tra i requisiti richiesti, un prezzo ragionevole, un’altezza contenuta ma non lillipuziana e soprattutto un aspetto “polposo e realistico” in modo da sostituire egregiamente l’alberello spelacchiato che per ventidue anni ha onorevolmente campeggiato nell’ingresso di casa. Al quarto tentativo, giungiamo in un grande magazzino che opera in franchising e adocchiamo quello che fa al caso nostro. A parte l’albero in bella vista, non si vedono però, le scatole ancora chiuse dello stesso articolo destinato alla vendita. Immaginiamo che, per una questione di ordine, le abbiano occultate in magazzino e, su richiesta, un efficiente commesso sia in grado di reperire l’oggetto dietro le quinte. Ce lo giochiamo a dadi con un’altra coppia interessata e insieme ci rechiamo all’ufficio informazioni dotato di computer per scoprire che, a un mese dal Natale:
-l’albero in bella mostra è l’unico;
il computer ne individua in giacenza altri due, ma non sono in magazzino;
-nessun commesso si preoccupa di individuarne l’ubicazione;
-l’altra coppia getta la spugna e si avvia tristemente verso l’uscita, ma non noi: non avremmo mollato -l’osso senza pervenire a motivazioni che potessero apparire ragionevolmente logiche;
-ingaggiamo una strenua lotta con l’angelica speranza d’arginare il tentativo barbino delle poco solerti commesse di ostacolare la nostra vena scialacquatrice e la verve creativa fissata per quel fine settimana;
-alla richiesta di poter ritirare quello esposto si scatena un ping-pong piuttosto serrato con un susseguirsi di domande e risposte:
1.L’albero esposto non può essere venduto.
- Perché mai?
2.E’ lì come allestimento.
- Beh, in questo caso appare come uno specchietto per le allodole. Si espone solo ciò che può essere venduto e siccome l’articolo ha punzonato in uno dei suoi rami il cartellino con codice e prezzo significa che può essere acquistato.
3.No, l’allestimento non può essere scomposto prima di aver sentito il responsabile.
- Possiamo contattarlo?
4.No, verrà nei prossimi giorni e comunque l’albero non potrà essere venduto prima di lunedì perché quell’area resterebbe spoglia.
- Bene, possiamo allora rintracciare gli altri due alberi in giacenza? Ne vedo uno oltre le casse in buona compagnia di altri tre pini di varie dimensioni.
5.No, neanche quello può essere toccato. Ritornare lunedì mattina.
- Lunedì mattina non posso, sono al lavoro.
6.Allora lasci pure nome e numero di telefono e verrà contattata.
Sfiancata, eseguo e desisto. Dopo aver tentato ogni ragionevole espediente, non resta che considerare questo luogo, non un punto vendita, ma un museo. Ebbene sì, gli oggetti sono in mostra per essere ammirati come opere d’arte non acquistati, chiaro. Ma che mai ci sarà saltato in mente…
La missione è proseguita spostando la ricerca fuori provincia e finalmente, approdiamo in un ennesimo centro commerciale dove acquistiamo, al volo e senza alcun fantasioso battibecco, l’ultimo albero di Natale esposto, risparmiando dodici euro.
E, dopo dieci giorni, siamo ancora in attesa d’esser contattati dalle commesse del noto negozio in franchising per ritirar l’albero di Natale. Chissà a quale lunedì si riferivano…
Una domanda sorge spontanea: sarà pur vero che la pazienza è la virtù dei forti, ma non è che la mancanza di elasticità mentale sia la virtù degli inetti?
Con questo dubbio, siamo giunti ad alcune inconfutabili certezze:
· ci sono punti vendita che sono come il Louvre: si entra per guardare e non per desiderare e acquistare;
· le commesse esistono in quanto devono adoperarsi nell’encomiabile opera di allestimento al fine di ricevere i lusinghieri apprezzamenti del responsabile del reparto;
· il responsabile del reparto è una temibile entità, la sua presenza aleggia minacciosa e viene retribuito per non esser disturbato;
· i clienti, quando si trasformano da semplici osservatori in reali acquirenti, sono d’intralcio al fine sopra descritto e devono essere invitati a desistere costasse anche qualche conseguente francesismo o viperesco commento dei rinunciatari forzati;
· alcuni addetti alle vendite ritengono che il messaggio dello spot: “Fate girare l’economia” debba tradursi in un invito a mettere in atto una zelante e pia opera che possa far girare i clienti affinché essi girino i loro denari in altro luogo;
· la trasformazione in Don Chisciotte sarà pur nobile, ma sostanzialmente è improduttiva;
· se una commessa promette che richiamerà il cliente, ricordarsi che non si tratta di una promessa di matrimonio: non sperare, non fantasticare e non attendere dietro la cornetta;
· anche se la vista dell’albero è stato un autentico colpo di fulmine, si può chiudere senza rimpianti la porta perché, se è vero che si aprirà un portone, l’oggetto dei desideri ci attende a braccia aperte o meglio, a rami spiegati e a minor prezzo, altrove.
Luisa Angh

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