mercoledì 4 dicembre 2013

Rapporto di una professoressa al suo dirigente dopo il viaggio d’istruzione

Rapporto di una professoressa al suo dirigente dopo il viaggio d’istruzione
Itinerario: Sicilia 13-18 Aprile 2007
Docenti accompagnatori: proff. Tizia, Caio, Sempronio, 
Classi IV e V liceo


Primo giorno:
 Le classi in oggetto insieme ai rispettivi docenti si ritrovano al porto di Cagliari per l’imbarco sulla motonave Toscana della Tirrenia alle ore 18.00
Da  subito la serata si annuncia piuttosto critica: un fortissimo vento di maestrale  accompagnato da una leggera ma fredda pioggia fa presagire che la partenza slitterà di qualche ora. I genitori degli alunni chiedono preoccupati informazioni ai docenti  i quali sono del tutto ignari di quando e se la nave potrà partire, ma tentano di rassicurali dicendo che si informeranno non appena a bordo. I loro figli tramite cellulare potranno riferire. I genitori sanno infatti che i loro figli maschi dovranno viaggiare non in cabina ma in poltrona, come da avviso preventivo dell’agenzia organizzatrice con rimborso di parte della somma pagata dalle famiglie per il viaggio stesso.
L’arcano fatto del cambiamento di sistemazione da cabina a poltrona, si comprende  infatti dalla presenza della nave messa  a disposizione della Tirrenia S.p.A. per questa tratta: una nave container che risulta avere solo la metà dei posti rispetto alle  altre navi di linea.
Appena a bordo  i docenti apprendono che la nave ritarderà di alcune ore, forse partirà verso la mezzanotte a causa del maltempo. Docenti e alunni comunque si predispongono all’attesa, ben consapevoli che  il comandante della nave in questione opererà per il meglio dei passeggeri e non metterà a rischio la loro incolumità.
Intanto, a bordo, gli studenti hanno tutto il tempo per sistemarsi, per mangiare i panini che hanno portato con sé e per socializzare. Trascorse le cinque ore di dilazione rispetto alle 19.00, orario previsto per la partenza e non vedendo ancora alcun movimento che preluda ad un avvio di partenza, i docenti vanno chiedere spiegazioni al commissario di bordo il quale risponde che il bollettino testé arrivato, sconsiglia vivamente la partenza a causa del mare forza 10. Pertanto la partenza è rinviata al mattino e precisamente alle ore 6.00 previa lettura del successivo bollettino del mare.
I docenti informano puntigliosamente tutti i loro studenti i quali cominciano a dare segni di irrequietezza, considerato che hanno già consumato la gran parte delle vettovaglie e hanno provveduto a socializzare a sufficienza. Infatti le cabine già trasbordano di valigie, borse, asciugamani, piastre per i capelli, lacca, profumi, saponi vari, lettori mp3 , Cd di musica rap, havy metal e quanto altro si può immaginare per il confort delle scolaresche. Il tutto in un amalgama di odori e colori dai quali a stento emergono a tratti  le teste e i visi.
Il termine “socializzazione” non è comunque del tutto appropriato in quanto  alcune studentesse  provvedono a litigare tra loro per una ripartizione discriminatoria, a loro dire, dei posti in cuccetta.
Le due docenti cercano di sedare le risse, a stento vi riescono, ma non riescono a ricostruire l’atmosfera gaia del primo momento.
I ragazzi si dispongono a passare comunque la notte e infine , esauriti le liti, i discorsi, gli schiamazzi, gli epiteti poco raffinati, affranti dall’attesa e dall’esiguità degli spazi, cadono addormentati in posti rigorosamente diversi da quelli loro assegnati in precedenza.

Al mattino successivo, dopo tre ore circa dalla partenza, si segnalano i primi malesseri: chi si alza e accusa una leggera nausea, chi si fa accompagnare dal medico di bordo per un conforto farmacologico, chi si dispera perché è già la terza volta che dà  di stomaco nell’angusto spazio del bagno in cabina, chi infine rimane sdraiato a letto in apparente coma , pallido e distrutto dalla nausea. Alcuni tra gli studenti confessano, presi  dalla contingenza della situazione, di non avere mai viaggiato prima sulla nave. I docenti vorrebbero potere portare conforto materiale e morale, ma anche loro non si discostano dagli stessi sintomi  sopra descritti, ad eccezione del ricorso al medico di bordo, il quale chiamato, fa un’apparizione spettrale, essendo egli stesso in preda ad un violentissimo mal di mare.
Tutta la nave , ovunque, presenta lo stesso panorama di ragazzi in coma buttati per terra o in poltrona, ad eccezione di due studentesse e di uno studente che, viceversa, continuano a mangiare, gironzolare, chiacchierare , dando manifestamente prova di divertirsi alla grande.
Tale situazione dura ininterrottamente fino alle  20.30 del 14 aprile , ora in cui finalmente la nave attracca al porto di Palermo. Lì docenti e studenti trovano ad attenderli due autisti dei pullman prenotati in preda all’ansia dell’attesa anche per loro snervante. Lì , come Dio vuole, dopo la sistemazione a bordo, previe liti e schiamazzi per sistemare le valigie nel bagagliaio, si parte alla volta di Agrigento, dove in hotel si cenerà e si dormirà per quella notte, saltando  definitivamente il programma precedentemente concordato e cioè la visita a Segesta e a Selinunte, nonché la visita notturna alla Valle dei templi.
Finalmente alle 22.15 in punto si arriva presso l’albergo. Qui docenti e studenti vengono accolti simpaticamente da personale e camerieri che ammanniscono la cena. Gli studenti che nel frattempo hanno avuto il tempo di dormire un po’ in viaggio, ristorati dalla cena, buona in verità, alle 23.30 , hanno accesso alle camere e dopo i litigi, oramai consolidati dalla prassi, per la sistemazione delle ragazze che ahimè non possono stare tutte assieme nello stesso piano  rigorosamente suddivise per classi come si aspettavano ma in condivisione con altre compagne di altre classi , nonostante la socializzazione dell’attesa avvenuta con evidenti scarsi risultati,   si rassegnano a posare i voluminosi e numerosissimi bagagli, consapevoli che in quelle stanze non metteranno comunque piede per una buona parte della notte.
Infatti tra le due e le tre del mattino, gli schiamazzi uniti allo strepito dei lettori mp3 a tutto volume, richiamano l’attenzione del portiere di notte il quale invita i docenti, che ormai sono stremati a forza di andare su e giù per i corridoi, a “vigilare” sulla disciplina degli studenti.
Verso le cinque del mattino, finalmente un gran silenzio invade l’albergo. Tutti dormono.

Secondo giorno
Alle 8.30, dopo la colazione, durante la quale ogni ragazzo e ragazza ha avuto modo di constatare che il latte è freddo, non ci sono biscotti, non ci sono yogurth ( per le ragazze in particolare), il caffè è una nera brodaglia, il pane fa schifo, e via di seguito con analoghi apprezzamenti, verso le 9.30 ci si avvia con i pullman verso la Valle dei templi per la visita che avrebbe dovuto essere effettuata il giorno precedente.
I docenti e gli autisti si consultano sul da farsi: Valle dei templi e pranzo in ristorante e subito dopo visita alla villa del casale o invece solo visita alla valle dei templi e dopo pranzo direttamente Taormina da visitare prima di cena? Si decide per la prima soluzione, confortati dal fatto che, essendo il successivo albergo a Taormina, la si potrà visitare comunque  dopo cena o , al massimo, al mattino dopo.
In verità le due soluzioni sarebbero state equivalenti visto l’interesse dimostrato dagli ragazzi. Ma di questo si parlerà dopo.
Intanto Agrigento.
Gli studenti sono incantati dal fatto di constatare che i templi esistono davvero e non solo sui libri di storia e di storia dell’arte. In mancanza di una guida, non fornita dall’agenzia a causa del prezzo particolarmente vantaggioso del viaggio, i due docenti di lettere cercano di spiegare  come possono l’architettura e la storia dei monumenti. A parte la classe del prof. Caio, dimezzata dalle defezioni, e solo alcuni alunni, meno della metà  della prof.ssa Tizia,  tutti gli altri si sparpagliano per tutta l’area, ridendo, scherzando, fotografandosi in pose romantiche o scherzose, vistosamente disinteressati alle spiegazioni. Qualche alunno inusitatamente si lancia a fare ipotesi su archi e muretti e chiede anche spiegazioni del tutto inattese ma rincuoranti alla docente. La quale, ovviamente si precipita a disquisire sulle teorie avanzate dagli archeologi. Naturalmente l’alunno è già molto lontano dalla sua portata, interessatissimo a corteggiare la bella compagna di classe con la quale da alcuni mesi intesse pazientemente un rapporto amoroso curatissimo nei minimi dettagli.
Non si è appurato  se il prof. Caio abbia avuto maggiore successo con le sue alunne, tuttavia la mattinata si conclude davanti a poderose granite di limone consumate a nastro da tutti quanti, alunni e docenti.
 Dopo essere passati con totale indifferenza davanti ai resti ricostruiti di un colossale Telamone che, ormai a terra, ha smesso la sua millenaria funzione di reggere l’architrave del tempio di Ercole, gli studenti iniziano ad interrogare i docenti: quando ce ne andiamo? A che ora si mangia? Cosa dobbiamo mangiare oggi? Posso andare a compare i souvenir per mia madre? Che facciamo questo pomeriggio? Ci dobbiamo andare a Taormina? E via dicendo.
I docenti non hanno risposte per queste profonde ed esistenziali domande fortemente orientati alla cultura e alla conoscenza. Tuttavia cercano di sopperire alla loro ignoranza dicendo agli alunni che non temessero, che avessero un po’ di pazienza, e, in casi più estremi, che la smettessero di rompere l’anima.
Verso le 13.00 si fa ritorno in albergo che, naturalmente è molto lontano dal centro della città, defilato più verso la lontana periferia, tuttavia accogliente. Il pranzo dura pochissimo perché gli studenti provvedono a divorare con enorme velocità quanto viene loro offerto e subito partenza alla volta di Piazza Armerina per la visita alla villa del Casale.
Tale località , per chi non avesse mai visitato la zona, si trova esattamente al centro tra le province di Agrigento, Siracusa e Ragusa, in una parte  interna rispetto alla costa, immersa in una grande vallata dove si giunge dopo avere percorso i pendii dei monti Erei con un certo numero di curve . Naturalmente i pullman  impiegano un certo tempo a raggiungere la meta. Finalmente si arriva. Si cerca una guida non prevista all’interno del tour a causa del costo estremamente vantaggioso del viaggio. Quindi la si deve pagare. Prezzo richiesto 89 euro.
Ma sì, pensano i proff, un euro a testa e ci si arriva tranquillamente. Una guida che dia spiegazioni accurate e precise a proposito di questa splendida villa è quello che ci vuole per questi ragazzi.
Si entra. I mosaici sono tantissimi, molto belli e ben conservati, ricoperti da una tettoia in vetro e sormontati da passerelle che hanno il compito di non fare rovinare i resti dal passaggio dei turisti. Ci si mette tutti quanti in fila pronti ad ascoltare le parole della guida.
In un italiano molto approssimativo, la guida, gentile signora intorno ai quarant’anni vestita inaspettatamente da cowboy, comincia a sciorinare un incredibile numero di banalità, buone certamente per anziani turisti anglosassoni che poca dimestichezza hanno con la cultura classica, ma certamente ( è ovvio pensare ) non per gli alunni di un liceo.
Invece la donna miete un certo insperato successo, soprattutto quando mostra con evidente compiacimento i resti delle latrine comuni che a suo dire venivano condivise  allegramente da uomini e donne i quali approfittavano dell’occasione anche per conversare piacevolmente. Inutile sottolinerare il grande interesse  degli studenti per questi particolari della vita sociale romana.
La visita si conclude dopo un’ora. Subito dopo si riparte alla volta di Taormina dove si trova l’albergo prenotato dall’agenzia per le due notti successive.
L’itinerario prevedeva a questo punto la visita di Taormina o Acireale o Giardini Naxos. Vista l’ora si pensa di arrivare in albergo, cenare e andare dopo cena a visitare Taormina, in considerazione che il giorno dopo si prevede la visita di Siracusa.
Ma , come si può osservare consultando qualsiasi cartina geografica della Sicilia, Piazza Armerina si trova notevolmente lontana da Taormina che è quasi al limite con la provincia di Messina. Pertanto, arrivati in albergo alle 21.00 , dopo una certa accoglienza malevola del personale  che ci attendeva per le 20.00, si cena con una pessima pasta scotta e della carne velina vista la trasparenza della stessa. I ragazzi si lamentano, vogliono andare a Taormina, come promesso. Ma i due autisti sono stanchissimi e non se la sentono anche per il fatto che l’albergo non si trova affatto a Taormina bensì dietro il monte Tauro in cima al quale sorge la cittadella, esattamente dalla parte opposta e ai piedi del monte, proprio sul mare in località S.Alessio siculo.
Località sicuramente amena e confortevole per turisti estivi che siano andati esclusivamente per i bagni di mare e per riposarsi nella pace di un piccolo borgo. Ma sicuramente inadatti alle scolaresche in viaggio d’istruzione.
Le quali, in considerazione del fatto che ancora c’è tanto tempo all’alba, si organizzano per passare la notte: chi chiede ai proff di accompagnarli in una passeggiata freddissima sul lungomare, chi invece si asserraglia in un vicino bar, sempre con la docente a bere birra e mangiare gelati.
Ovviamente anche qui succedono liti e malumori tanto che i docenti decidono di fare rientrare tutti in albergo, dove però gli studenti improvvisano balere e bische clandestine sempre con accompagnamento musicale ad altissimo volume.
Anche stanotte si fa l’alba e l’indomani ci si alza con un certo ritardo .

Terzo giorno

Visita a Siracusa. Si parte verso le 9.30 da Taormina alla volta di Siracusa: 150 Km circa di pullman. Gli studenti hanno tutto il tempo di recuperare il sonno perduto. In pullman non si sente volare una mosca. Silenzio assoluto e meraviglia dell’autista abituato a ben altri viaggi. Tanto che confessa candidamente di non avere visto scolaresche così silenziose in tutta la sua carriera .
Verso le 11.30 arrivo a Siracusa e visita al teatro greco e alle Latomie.
Questa volta si decide che si può fare a meno della guida. I due docenti di lettere possono supplire alla mancanza. Infatti si dispongono a sciorinare tutto il loro sapere in fatto di cultura classica.
Giunti all’interno del teatro il prof. Caio tenta invano di sollecitare le conoscenze pregresse dei suoi studenti e studentesse in fatto di seconda colonizzazione ellenica, di vita sociale greca, di struttura delle rappresentazioni delle tragedie… A parte una decina di studenti che cercano di ripescare attraverso ricordi confusi, le risposte alle sollecitazioni, tutti gli altri si espandono per tutta l’area archeologica fotografando e facendosi fotografare, mangiando panini, bevendo bibite e sbuffando di stanchezza e di noia.
In particolare un gruppetto di ragazze dall’aspetto vistosamente provato dalla stanchezza continuano ad affliggere la prof.ssa Tizia con continue richieste: ma quando ce ne andiamo? Perché non andiamo a mangiare? Ma prof quanto dobbiamo stare ancora qui? Ma posso andare a comprare qualcosa nelle bancarelle?
A questo punto, considerata l’inutilità di insistere ancora sulla cultura classica, i proff decidono di abbandonare l’area archeologica e di recarsi a pranzo. Sono le 12.30 e il ristorante prenotato è sistemato provvidenzialmente accanto all’area archeologica. La visita è durata in tutto pochi minuti.
Si pranza naturalmente tra le lamentele degli studenti che si ribellano davanti all’ennesima pasta alla norma che avrebbe senz’altro fatto la felicità di ogni buongustaio che si rispetti , ma sicuramente non quella dei nostri alunni abituati evidentemente a ben altre raffinatezze.
A questo punto si deve decidere tra la visita di Noto o dell’isola di Ortigia originaria sede di Siracusa. Si decide per questa seconda opzione che permette anche di non rimettersi in pullman .  In particolare la prof.ssa Tizia aveva anticipato alcune notizie sulla visita all’isolotto, oggi ricco di palazzi barocchi e sede della bellissima cattedrale votata a S.Lucia patrona della città.
Gli studenti mostrano di essere molto interessati a questa visita. Infatti immediatamente si sguinzagliano da tutte le parti tranne che nei posti loro indicati. In particolare si guardano bene dall’entrare in chiesa anche solo  per dare un fugace sguardo alla struttura particolarissima di tempio greco trasformato in chiesa cattolica. Più che all’archeologia sono interessati al modernariato. Infatti si portano verso i vari negozietti di magliette, scarpe griffate e tecnologia varia. Evidentemente è di questo che sentono grandissima nostalgia che ora possono colmare con grande soddisfazione.
Verso le 18.00 ci si prepara a ripartire alla volta di Taormina. I famosi 180 Km sono sempre in agguato. Il confortevole pullman ci aspetta e bisogna andare.
Il personale dell’albergo chiede con una telefonata al prof. Caio, capogruppo, se gli studenti sono interessati ad una serata in discoteca. A questo punto le ragazze lanciano un sìììì   di gioia all’unisono. Finalmente si farà qualcosa di veramente interessante, pensano. Ma. I ragazzi dello scientifico, notoriamente più fichi e scafati sentenziano: sì alla discoteca ma solo se inizia dopo mezzanotte!!!
Naturalmente chiunque legga questo resoconto capisce che non è possibile  iniziare i balli in discoteca dopo la mezzanotte quando il giorno dopo si ha per meta un viaggio a Palermo, visita al palazzo dei Normanni con annessa cappella palatina, cattedrale e visita alla città, visita a Monreale, pranzo, visita a Segesta che si sarebbe recuperata andando verso Trapani dove alle 21.00 è previsto l’imbarco per Cagliari. In tutto 380 Km circa!
La discoteca è annullata. Dopo cena tutti a nanna. Così si stabilisce
Invece dopo cena gli studenti hanno pensato bene di organizzarsi delle piccole discoteche personali nelle camere dell’albergo. Pertanto anche quella notte iniziano i suoni e i balli. Solo gli interventi severissimi dei docenti riescono a mettere tutti a tacere. Verso l’una del mattino c’è un silenzio ma gravido di tensione. Ma ormai è fatta. Si parte l’indomani alle 7.30

Quarto giorno
Alle 7.40 si parte, come Dio vuole alla volta di Palermo. In pullman silenzio. Tutti dormono. Alle 11.30 i due pullman riversano gli studenti davanti al palazzo dei Normanni. Turbe di turisti attendono il loro turno per entrare. Anche i nostri studenti sono in coda. Dopo una mezzora di attesa entrano: il palazzo dei normanni si visita solo in parte, la cappella palatina è invasa da impalcature per il restauro. Non c’è guida. Non si fa a tempo a vedere quasi niente. In compenso l’antistante bar offre le più ghiotte prelibatezze della pasticceria siciliana. E’ lì che gli studenti passano la maggior parte del tempo a loro disposizione acquistando cannoli siciliani per sé e famiglie.
E’ già l’una passata. Che fare? Si potrebbe forse visitare la chiesa di Monreale. Meglio telefonare. La prof. Tizia telefona: la chiesa rimane chiusa dalle ore 13.30 alle ore 15.30. Che fare? Si può tornare dopo pranzo. Ma il pranzo dove si farà? Richiesto della cosa, l’autista risponde: traversa di Viale Strasburgo. Vale a dire dall’altre parte esatta della città.
Ora  chi non è stato mai al sud né in Sicilia in particolare, forse ignora l’entità del traffico cittadino. Ma Palermo in questo è davvero straordinaria: le sue strade sono sempre invase da un fiume in piena di auto che non si fermano mai, invadono tutti gli spazi e i pedoni sono per gli automobilisti solo dei fastidiosi ostacoli. Ritornare ad attraversare tutta la città dopo il pranzo non se ne parla neanche. E allora? Si va a pranzo con calma e poi si parte alla volta di Segesta. Visita al tempio, saltanto il teatro  per non fare troppo tardi, e poi verso Trapani.
Gli studenti salgono nei pullman alle 13.45 e ci si porta verso il ristorante prenotato. Attraversamento della città: tre quarti d’ora. Arriviamo alle 14.30.
Il locale incontra l’entusiasmo dei ragazzi: trattasi di una specie di pub con televisori a schermo piatto che lanciano musica a tutto spiano. Non siamo soli: un’altra scolaresca di bambini di scuola elementare si è già posizionata prima di noi in attesa di essere servita con le loro maestre. In tutto siamo 180 persone circa. Ci servono il pranzo alle 15.00, finiamo di mangiare alle 17.00. Però che buono!
Gli alunni si precipitano ai pullman alla volta di Segesta. Arriviamo nell’area archeologica alle 18.00 giusto in tempo per vedere il custode sbatterci in faccia il portone d’ingresso e dirci che quello è l’orario di chiusura. Preghiamo, supplichiamo, tentiamo di intenerirlo dicendo che due ragazze hanno bisogno del bagno: niente! Mai si è visto un siciliano dal fare così teutonico!
Non c’è nulla da fare. Bisogna rimettersi in viaggio. Due ragazze non ce la fanno più: devono soddisfare impellenti necessità fisiologiche. Non ci sono bagni in vista, non rimane che la campagna circostante.
Afflitti e sconsolati i proff.,  assolutamente indifferenti gli studenti, ripartono alla volta di Trapani.
Qui la prof. Tizia fa un ultimo, stanco, penoso tentativo di illustrare un po’ di storia greca , cartaginese e romana, indicando il famoso monte Erice ultima roccaforte della resistenza cartaginese alla conquista romana dell’isola.
Mancano due ore all’imbarco al porto di Trapani. Speranzosi gli studenti scorgono delle belle navi ormeggiate nelle banchine e scommettono su quale sarà la loro. Ovviamente nessuna di quelle.
In un angolo appartato del porto attende il agguato la stessa perfida nave container dell’andata.
Mesti e rassegnati, dopo avere fatto incetta di panini per il viaggio si avviano verso la nave. Alunni e docenti scendono dai pullman, salutano gli autisti, si dispongono in fila per l’imbarco. Silenzio.
Solo un alunno della IV F, certo Mattia, chiede al compagno che gli sta vicino: senti, ma tu lo sai  come si chiama quel monte?

Quinto giorno
Arrivo a Cagliari alle 10.30. Gli alunni scendono faticosamente dalla nave trascinandosi appresso tutto il peso del mondo.
Si avviano lentissimamente verso il molo dove i loro genitori trepidanti e in ansia li attendono felici.
Essi però continuano a camminare lenti, pesanti, stanchi e forse anche …annoiati.


Conclusioni

Alla luce di quanto esposto si evince che:
  • Gli studenti non hanno bisogno di un viaggio di istruzione ma solo di un viaggio;
  • Tale viaggio  evidentemente non ha nulla a che vedere con la scuola. Anzi questa è proprio un vero intralcio nei confronti delle  aspettative degli studenti;
  • I docenti non hanno alcun ruolo se non quello di fungere da pretesto perché  gli alunni ottengano il permesso da parte dei genitori a partecipare al viaggio;
  • Ovviamente di valenza culturale neanche a parlarne



Maria Rosa Giannalia

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