Quartiere di Pitz'e Serra- Quartu Sant'Elena
Altre volte su questo mio blog, ho descritto il quartiere dove abito. Quartiere di palazzi-casermoni stile architettura sovietica anni ’50, sicuramente stranianti in un posto come la città di Quartu Sant’Elena, dove gli spazi aperti e la vicinanza del mare, nulla avrebbero dovuto avere a che fare col predetto stile. Specialmente se consideriamo che tali palazzi sono stati costruiti negli anni ’90 del secolo scorso, quindi a quasi quarant’anni di distanza dal predetto stile.
Ma,
come siamo stati abituati a pensare, ci sono ragioni politiche particolarmente
misteriose che esulano dalla comprensione dei comuni abitanti delle periferie. Questi pazzeschi non-luoghi, dove molti di noi vanno ad abitare loro malgrado, hanno un solo vantaggio: avere prezzi facilmente
accessibili. Ma, mi chiedo, ( e non so darmi risposta) perché mai anche
l’edilizia popolare non può godere di una ancorché minima parvenza di bellezza
in grado di predisporre l’animo ad una futura raffinatezza non solo di gusto
estetico ma anche di rapporti umani?
Evidentemente
le ragioni dei nostri decisori politici in fatto di scelte edilizie, di
concessioni e piani regolatori, viaggiano su altre dimensioni, diverse dal buon
senso comune, che sfuggono alla nostra comprensione. Però… però. Di fronte a questi
brutti palazzoni, c’è un bel parco pubblico, pieno di alberi e prati, dove i
bambini e i vecchi passano diverse ore della giornata. E anche i meno vecchi e
alcuni adolescenti in amore nei giorni in cui marinano la scuola.
Il
nostro, dicevo, è un quartiere periferico della città. Tuttavia da qualche anno, ogni
sabato, si organizza un mercatino di ortofrutta dove la vendita dei prodotti
passa direttamente dai produttori ai consumatori. Per questo motivo, legato
alla genuinità dei prodotti, molte persone arrivano, per i loro acquisti, dai
quartieri più centrali della città. La presenza di questo mercatino anima le
mattinate di tutti i sabati in un clima festoso e molto simpatico.
Nella piazza
dove i venditori armano le loro bancarelle, c’era, da alcuni anni, un caffè
all’aperto, molto grazioso, dove tutti i clienti del mercatino erano adusi
recarsi a prendere un caffè, a fare quattro chiacchiere con gli amici. Si
potevano vedere molte mamme con i bambini a fare colazione e ad intrattenersi
piacevolmente con le amiche. Ciò accadeva anche in tutti gli altri giorni della
settimana. Il “caffè del parco” era un luogo piacevole di ritrovo per gli
abitanti del quartiere, grazie anche all’affabilità dei giovani gestori pronti
ad accogliere tutti con un sorriso e una battuta di spirito. Cosa non del tutto scontata in questa nostra
città, dove spesso abbondano, tra i gestori degli esercizi pubblici, facce da
consuma-presto-il-tuo-caffè- e-vattene.
Andare
dunque a trascorrere dieci-quindici
minuti in quel caffè era veramente gradevole. Ci si poteva anche trattenere a
leggere il giornale e qualche libro, poiché all’aperto non arrivava la musica
assordante, cifra ormai ineludibile di tutti i locali pubblici. Quasi che i
cittadini non debbano più avere diritto di parola, ma siano inesorabilmente
costretti a stare zitti e ad ascoltare, obtorto
collo, sfilze di orrende pubblicità, intervallate da altrettante orrende
musiche con video annesso per completare la loro personale lobotomia totale.
Perché
ho usato il tempo imperfetto nella descrizione di questo caffè?
Semplice:
da due mesi questo "caffè del parco" non esiste più. Al suo posto fa bella mostra di sé la carcassa
di vetro e cemento dalla quale si intravedono gli interni smantellati e offesi
definitivamente. Il piccolo giardino pieno di piante, un tempo verdeggianti e
diligentemente tagliati in siepi, non esiste più. Al suo posto ci sono
cartacce, cumuli di plastica, sterpaglie, rami secchi divelti, escrementi di
cani lasciati in libertà dai loro ineffabili padroni, qualche siringa,
ghiaietto sparso in quelli che furono i
marciapiedi e gli spazi cementati adibiti ai tavolini e agli ombrelloni.
Mi
sono informata delle ragioni di tale scempio. Mi è stato riferito che il caffè
del parco è di proprietà del comune di Quartu Sant’Elena. E, nella prospettiva di far cassa,
i decisori politici hanno stabilito di vendere questo spazio al miglior
offerente. Nel frattempo hanno intimato ai giovani gestori il rilascio immediato del locale.
A
questo punto una domanda: per quale recondito motivo il Comune di Quartu Sant'Elena ha
ritenuto opportuno lo sgombero immediato dell’area in attesa dell’eventuale vendita non
si sa a chi né quando?
Sarebbe
stato troppo macchinoso lasciare la gestione del locale ai giovani di cui sopra
fino a vendita effettivamente avvenuta? Quale prezzo di mercato potrà essere
richiesto ad un locale che nel giro di due mesi si è trasformato da ridente e
ameno luogo d’incontro a orribile carcassa scheletrica e sporca di un " fu-caffè
del parco"?
E’
chiaro che la mia logica di persona comune, abitante-per-caso di questo quartiere,
sia poco perspicace, ma francamente mi risulta difficile spiegarmi questo
andazzo della cosa pubblica con un pizzico di buon senso comune. Non c’è
proprio alcun buon senso. Anzi, non c’è proprio un senso.
Pubblico qui di seguito la risposta del Sindaco di Quartu S.E. al quale ho segnalato il post sopra citato:
Pubblico qui di seguito la risposta del Sindaco di Quartu S.E. al quale ho segnalato il post sopra citato:
Gentile sig.ra Giannalia,
i miei collaboratori hanno ricevuto la Sua mail e
mi hanno segnalato il Suo blog. Nel complimentarmi per lo stile brillante e
piacevole del Suo intervento, devo farle presente che la chiusura del Caffè del
Parco non è stata una scelta scellerata dei soliti amministratori pubblici miopi
e burocrati: semplicemente, la società che gestiva il caffè è fallita, e il
curatore fallimentare ha restituito la struttura al proprietario, ossia il
Comune. Il quale, non potendo occuparsi direttamente anche della gestione di un
bar, attualmente sta alienando l'immobile. Nessuna logica perversa, quindi, ma
solo una vicenda un po' intricata e spiacevole per tutti i soggetti coinvolti,
lavoratori in primis.
Ringraziandola per l'attenzione, e confidando che
vorrà inserire questo mio chiarimento nel suo blog, Le porgo i miei più cordiali
saluti.
Mauro Contini, sindaco di Quartu
Sant'Elena.
Trovo l'articolo molto stimolante soprattutto per la parte che concerne la graziosa rappresentazione delle famigliole che andavano al bar del parco a bere mentre i loro ragazzini giocavano sull'erba.
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