Desidero riproporre qui questa poesia di Eugenio Montale, per una riflessione sulla fragilità estrema della felicità e della vera bellezza.
- Felicità raggiunta, si cammina
- per te sul fil di lama.
- Agli occhi sei barlume che vacilla,
- al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
- e dunque non ti tocchi chi più t'ama.
- Se giungi sulle anime invase
- di tristezza e le schiari, il tuo mattino
- è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
- Ma nulla paga il pianto del bambino
- a cui fugge il pallone tra le case.
Eugenio Montale Ossi di seppia, 1924
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