lunedì 13 febbraio 2017
Maria De Filippi e il festival di Sanremo
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Il festival di Sanremo edizione 2017 si è concluso. Ma nella televisione italiana se ne continua a parlare con grande accanimento da parte dei detrattori e con grandissimo entusiasmo da parte dei sostenitori. Anche nei social non si è fatto altro che parlare di questa manifestazione canora a colpi di post dal tiro incrociato tra quelli che sostengono l’importanza canora e sociale dello stesso festival e quelli che criticano ferocemente chi ancora si attarda a guardarlo in TV facendo le ore piccole.
Poi c’è una parte meno numerosa, di intellettual-chic che se ne disinteressa totalmente o, al più, interviene con qualche post tanto raro quanto risolutivo, a dare il proprio motivato e definitivo parere su tutta la questione.
Io, viceversa, da spettatrice onnivora quale sono, non ho disdegnato la manifestazione canora più lunga e importante d’Italia, perché ritengo che , osservandone i meccanismi intrinseci e formali, a parte le canzoni in sé, ci sia pur sempre la possibilità di capire i meccanismi dei comportamenti della società di massa nella quale, volenti o nolenti, siamo tutti immersi.
Mi atterrò dunque ad alcuni aspetti formali, non volendo entrare nel merito delle canzoni, alle quali sono in realtà poco interessata, né dei cantanti e del gossip che gira loro intorno. Mi atterrò a due soli aspetti: la presenza di Maria De Filippi e il suo rapporto col pubblico televisivo e cerchèrò di capire quali sono le motivazioni che hanno spinto Carlo Conti, direttore artistico del festival, a farsi affiancare da lei.
Maria De Filippi è sicuramente un’ottima conduttrice di gran successo, visti i numeri di share che i suoi spettacoli producono nel piccolo schermo. Per questo , credo, Carlo Conti l’ha chiamata. Per assicurarsi una triplicazione dello share di spettatori durante tutte le cinque serate, le quali, spesso, nelle passate edizioni, non hanno registrato sempre il massimo dell’attenzione del pubblico a casa. Ebbene , la Signora De Filippi ha trasferito il suo pubblico, vasto, di giovani, giovanissimi, ma anche anziani e persone di mezza età, a RAI 1 facendolo restare incollato al piccolo schermo ogni sera dalle venti e trenta in poi fino alla fine della manifestazione. E questo è un pubblico di massa, perché veramente Maria De Filippi è una conduttrice capace di trainare le masse. Perché? La De Filippi con la sua presenza di minimo ingombro sullo schermo, dà sempre, apparentemente, spazio alla gente, a quella stessa gente dei grandi numeri che si commuove alla presenza dei giovanissimi musicisti dell’orchestra da strada con gli strumenti di risulta, come anche davanti alle squadre della protezione civile delle zone terremotate, come ai singoli individui che hanno contribuito al recupero delle vittime della valanga sull’hotel Rigopiano. Insomma Maria De Filippi ha giocato,al festival di Sanremo, le sue carte più collaudate, vale a dire quelle che fanno leva sulle emozioni delle masse nei confronti dei grandi disastri collettivi e individuali, trasformando la manifestazione in uno dei suoi show di successo. Mi chiedo: è possibile che Carlo Conti abbia avvertito la necessità, per allargare lo share, di trasformare questo spettacolo che per sua natura dovrebbe essere centrato sulla musica leggera e perciò gioioso, in una succursale di spettacoli lacrimevoli e melensi di canale cinque? Attenti a sollecitare più le emozioni immediate che i sentimenti conseguenti ad una analisi razionale degli eventi?
Far leva sui buoni sentimenti della massa, significa adescare e manipolare quella stessa massa per sottometterla sempre e comunque da una parte ai criteri consumistici, e dall’altra al prelievo vampiresco di risorse per tamponare le gravissime falle di un sistema corrotto che non sa intervenire debitamente con una pianificazione razionale delle risorse già esistenti che lo stato incassa attraverso il prelievo della tassazione feroce cui siamo tutti soggetti. E in questo senso, mentre si avalla il marciume presente da decenni nella gestione della cosa pubblica, si crea nella massa il senso di colpa inducendola a devolvere una parte del suo misero reddito per tappare le falle del sistema.
Tutti abbiamo sentito dire a Carlo Conti: “ …non chiederei questo contributo se non avessi, io per primo, contribuito a donare”. Ma con quale faccia questo signore, con la sua perenne abbronzatura da vip, si presta a fare tali affermazioni? Quanto guadagna il sig. Conti? Quanto guadagna il disoccupato che segue il festival di Sanremo? E la casalinga angosciata dal fine-mese? E il giovane precario? Forse di questo dovremmo parlare. E bene farebbero quindi molti intellettuali che snobbano il festival di Sanremo, come altre trasmissioni di massa, a guardare questi programmi per esprimere le loro opinioni, non nel merito, che non merita forse alcuna analisi, ma nei riverberi sociali e, oserei dire, politici, di queste trasmissioni.
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Alla fine però il pubblico, che intuisce confusamente tutto ciò ed è comunque in grado di identificarsi con i testi più vicini alla propria condizione, ha decretato il successo dell’unica canzone rivelatrice della stia dentro la quale quelli che veramente comandano ci costringono a stare: una stia che ha la forma del televisore e l’inganno del divertimento.
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